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Psichiatria Democratica contro la “legge 181”

Posizioni
Pubblicato Martedì, 14 Maggio 2013 14:28
Dichiarazioni di Emilio Lupo tratte da L'Unità del 14 maggio 2013

TUTTI PAZZI PER LA 181
di Cristiana Pulcinelli (pagina 17)
Ma c'è chi questa proposta non la condivide. Per Emilio Lupo, Segretario di Psichiatria Democratica,"esiste la legge quadro ed esistono i progetti obiettivo regionali. Nella lege c'è già la centralità dei servizi teritoriali, c'è il nuovo protagonismo di utenti e familiari,c'è la centralità dell'abitare e del lavoro, il resto può essere inserito nei regolamenti aziendali o nei progeti obiettivo regionmali. Il problema oggi è un altro:il depauperamento delle risorse dei dipartimenti di salute mentale.Oggi non c'è turnover, le risorse per l'abitare e il lavoro sono sempre meno. Il che vuol dire che si può aprire una deriva veso una neoistituzionalizzazione. Oggi c'è da difendere la centralità del servizio pubblico,partendo dalla linea di demarcazione della 180".

Antefatto:
L'associazione "Le parole ritrovate" lancia un'iniziativa popolare cui è stato dato il nome di "181": un testo di legge presentato come "fuori dagli schemi", in cui "speranza e fiducia sono le parole-chiave". I proponenti: "Bisogna far partecipare utenti e familiari ai servizi di salute mentale e garantire buone cure in tutta Italia". E sono pronti a raccogliere 50mila firme con lo slogan "Tutti pazzi per la 181" .

Per saperne di più

Ed inoltre Secondo il presidente Luigi Attenasio "non c'è bisogno di una nuova legge" e la proposta di superare la 180 è "inutile": occorre invece applicare la normativa vigente perché laddove ciò è stato fatto essa ha funzionato. Il vero problema? "I servizi desertificati"

ROMA - La proposta di legge 181? "Noi riteniamo che sia inutile e potenzialmente dannosa". A parlare è Luigi Attenasio, psichiatra e presidente dal 2010 di Psichiatria democratica. Non c'è bisogno di una nuova legge, ma di applicare quelle vigenti: dove la legge 180 è stata applicata, ha funzionato".
 

stopOPG: chiusura Ospedali Psichiatrici Giudiziari: ritardi e rinvii non sono più tollerabili. E nemmeno trucchi.

 

Il Parlamento ha approvato la Legge che fissa al 1 aprile 2014 la chiusura degli Opg, dove sono ancora internate più di mille persone. Di queste, centinaia sono rinchiuse "in proroga" e attendono finalmente di essere dimesse. La nuova Legge precisa gli impegni di Regioni e Asl: obbligo di presa in carico (dei malati) all'interno di progetti terapeutico-riabilitativi individuali che assicurino il diritto alle cure e al reinserimento sociale, nonché a favorire l'esecuzione di misure di sicurezza alternative al ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario (come prevedono sentenze della Corte Costituzionale).

Sempre la nuova legge stabilisce che il  Governo, entro sei mesi, dovrà riferire in Parlamento sui programmi regionali per superare gli Opg. In particolare si dovrà verificare “il grado di effettiva presa in carico dei malati da parte de Asl/Dipartimenti Salute Mentale) e del conseguente avvio dei programmi di cura e di reinserimento sociale”.

Ma cosa sta succedendo in realtà ?  Alcune Regioni (es. Lombardia ma non solo) hanno presentato programmi finalizzati in prevalenza all’apertura di strutture residenziali "speciali” dove eseguire la misura di sicurezza: rischiamo di ritrovarci con tanti piccoli manicomi regionali (i “mini OPG”). E invece di essere residuali, queste strutture speciali diventano la soluzione principale: il nuovo Opg. Aprendo così, tra l’altro, seri problemi circa l’eventuale utilizzo, del tutto improprio, di personale sanitario dei Dipartimenti di Salute Mentale in funzioni anche “detentive”. Invece i programmi regionali devono, come dice ora la legge, favorire le dimissioni e l'esecuzione di misure di sicurezza alternative al ricovero in Opg.

Spetta al Ministero della Salute valutare i programmi regionali, e perciò abbiamo chiesto al Ministro Lorenzin un incontro urgente.

Nel Viaggio con Marco Cavallo abbiamo detto che chiudere gli OPG significa fare buona assistenza nel territorio per la salute mentale per tutti i cittadini, come ha stabilito la legge 180, e come è successo dove i servizi di salute mentale sono visibili, attraversabili e vicini: con la "presa in carico” delle persone e dei loro familiari, con Centri di salute mentale accoglienti, aperti 24 ore e integrati con i servizi comunitari del territorio, con la progettazione di forme abitative sostenute, di formazione al lavoro e di inclusione lavorativa e sociale.

Sappiamo che per abolire definitivamente la logica manicomiale, cioè un trattamento speciale per i “folli autori di reato”, diverso da quello usato verso i “cittadini sani”, bisogna cambiare il codice penale. Ma intanto oggi si possono superare gli Opg e scongiurare l'apertura al loro posto di “mini Opg”. E proprio oggi serve richiamare lo “spirito originale” della legge 180 che, chiudendo i manicomi, restituì dignità e cittadinanza alle persone malate di mente, e rese migliore l’Italia.

22 maggio 2013

 

p.stopOPG
Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Denise Amerini

Dal Senato le/i parlamentari a sostegno del Viaggio di Marco Cavallo con stopOPG

 

Sosteniamo il “Viaggio di Marco Cavallo con stopOpg” (maggio – ottobre 2013)
per chiudere gli OPG e per aprire i Centri di Salute Mentale h24. 
 
Mercoledì 16 maggio parte il viaggio di Marco Cavallo, il cavallo azzurro che quarant’anni fa sfondò il muro di cinta del manicomio di Trieste, diventando da quel giorno simbolo di libertà e di speranza. 
Il viaggio rinnova l’impegno a rispettare la legge 180, una grande conquista per il nostro Paese, troppo spesso disattesa. La legge 180/1978 va invece pienamente attuata: dove è successo, ha dimostrato che la cura e la tutela della salute mentale sono possibili solo fuori dalla logica manicomiale, e che i diritti sono garantiti solo se c’è rispetto della libertà e della dignità della persona. Per questo anche la chiusura degli OPG – che seppur rinviata è prevista fra dieci mesi, a marzo 2014 - deve seguire la “bussola” della legge 180: mai più strutture e pratiche che riproducono la logica del manicomio, ma priorità a percorsi di cura e assistenza che favoriscano l’inserimento sociale e restituiscano piena cittadinanza. 
 
Le Senatrici e i Senatori  
  •  Nerina Dirindin 
  •  Felice Casson 
  •  Patrizia Manassero 
  •  Federico Fornaro 
  •  Gianluca Rossi 
  •  Monica Cirinnà 
  •  Francesca Puglisi 
  •  Stefania Pezzopane 
  •  Giorgio Santini 
  •  Daniele Borioli 
  •  Valeria Cardinali 
  •  Magda Zanoni 
  •  Walter Tocci 
  •  Corradino Mineo 
  •  Emma Fattorini 
  •  Manuela Granaiola
  •  Silvio Lai 
  •  Rosaria Capacchione 
  •  Giorgio Pagliari 
  •  Franco Mirabelli 
  •  Rita Ghedini 
  •  Valeria Fedeli 
  •  Vincenzo Cuomo 
  •  Sergio Lo Giudice 
  •  Aria Grazia Gatti 
  •  Annalisa Silvestro 
  •  Giuseppe Luigi Cucca 
  •  Donella Mattesini 

Comuinicato Stampa: continua il Viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori con stopOPG

per CHIUDERE gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari,

per APRIRE i “Centri di Salute Mentale 24 ore”

Parte il 16 maggio, e poi ancora a ottobre, il viaggio di Marco Cavallo, il cavallo azzurro che quarant’anni fa sfondò il muro di cinta del manicomio di Trieste, diventando da quel giorno simbolo di libertà e di speranza.
Così ne parlava Franco Basaglia: “È difficile dire cosa sia Marco Cavallo. Una cosa è certa: per i “matti” e per tutti noi ha avuto una profonda importanza. Un momento che segnò un inizio; un progetto di vita che non aveva niente più in comune con la soffocante quotidianità del manicomio, che rappresentava piuttosto un legame tra individui in una nuova dimensione. Quando il cavallo azzurro lasciò il ghetto, centinaia di ricoverati lo seguirono. Gli internati dell’ospedale invasero le strade della città portando con sé la speranza di poter stare insieme agli altri in un aperto scambio sociale, in rapporti liberi tra persone libere”.
Questa volta “Marco Cavallo è in viaggio con stopOPG: per CHIUDERE gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, per APRIRE i Centri di Salute Mentale 24 ore”.
E’ dunque un viaggio di denuncia, perché gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari italiani sono ancora in funzione, con oltre mille persone internate, rinchiuse in luoghi che il Presidente Napolitano ha definito “indegni per un Paese appena civile”. Ma il viaggio lancia anche un allarme: al posto degli OPG si stanno progettando delle “strutture speciali” in ogni regione (i mini OPG), in cui trasferire e rinchiudere gli internati. Con il rischio si aprano, al posto dei vecchi manicomi giudiziari, nuovi manicomi regionali.

La mancata chiusura degli OPG è, anche, lo specchio di come funzionano (o non funzionano) i servizi di salute mentale nel territorio. Ecco perché il viaggio è dedicato all’apertura dei Centri di Salute Mentale 24 ore.

Infatti, chiudere gli OPG significa fare buona assistenza nel territorio per la salute mentale per tutti i cittadini, come ha stabilito la legge 180, e come è successo dove i servizi di salute mentale sono visibili, attraversabili e vicini: con la "presa in carico” delle persone e dei loro familiari, con Centri di salute mentale accoglienti, aperti 24 ore e integrati con i servizi comunitari territoriali, con la progettazione di forme abitative sostenute, di formazione al lavoro e di inclusione lavorativa e sociale.

Così Marco Cavallo è ancora in viaggio, per chiudere gli OPG, scongiurare l'apertura al loro posto dei manicomi regionali (miniOpg), e tornare allo “spirito originale” della legge 180 che, chiudendo i manicomi, restituì dignità e cittadinanza alle persone malate di mente, e rese migliore l’Italia.

Il viaggio, organizzato dal Comitato stopOPG, si svolgerà in due momenti:
a Maggio con tappe a:

  • 16 - Brescia,
  • 16 e 17 - Castiglione delle Stiviere (sede di OPG),
  • 17 - Reggio Emilia (sede di OPG), 18 – Brescia.

a Ottobre da sud a nord: Barcellona Pozzo di Gotto, Napoli, Aversa, Roma, Montelupo Fiorentino e ... dove Marco Cavallo verrà invitato e ospitato.

Il viaggio viene organizzato con il coinvolgimento delle associazioni che compongono stopOPG regionali e delle città tappa. E grazie al sostegno della collana “180 – archivio critico della salute mentale” (Edizioni alphabeta Verlag di Merano, www.alphabetaverlag.it/180), che nasce nel 2010 per tenere viva l’attenzione e stimolare il “pensiero critico” proprio intorno ai temi della salute mentale.

Tutte le informazioni, anche sulla sottoscrizione che è stata aperta per finanziare l’iniziativa su: www.stopopg.it

 

SOTTOSCRIVI PER FINANZIARE "il viaggio di Marco Cavallo con stopOPG" direttamente ai banchetti di raccolta fondi oppure tramite bonifico bancario presso BANCA ETICA c/c 158957 - IBAN IT62P 05018 03200 000 000 158957
intestazione e causale:“Viaggio Marco Cavallo stopOPG”

La Salute Mentale bene primario da tutelare: lettera di Gisella Trincas (UNASAM) alla Presidente della Camera Laura Boldrini

Cagliari : Vivere con le voci e trovare una via d'uscita.

lunedì 15 aprile ore 9,30 (sala convegni dell'Hotel Regina Margherita) Seminario Pubblico organizzato dall’'Associazione Sarda per l'Attuazione della Riforma Psichiatrica, 

Intervengono Rufus May, Marcello Macario e Alessandra Santoni ed è rivolto alle persone che vivono la condizione della sofferenza mentale, ai loro familiari, agli operatori dei servizi di salute mentale e dei servizi sociali, ai volontari, ai cittadini. Il programma dei lavori prevede interventi e approfondimenti su:

  • la ricerca scientifica sulle voci, tra psicopatologia e comune esperienza umana
  • come imparare a conoscere e riconoscere le voci e parlare con le voci
  • il funzionamento di un gruppo di auto aiuto di uditori di voci

 

Decreto proroga OPG: il senato approva. StopOPG continua la mobilitazione

Approvato dal Senato, con due emendamenti, l’articolo 1 del Decreto Legge 24/2013 relativo agli OPG.  Ora il provvedimento passa alla Camera.

Come temevamo, il testo approvato dall’Aula, purtroppo, non è identico a quello approvato in Commissione.

  • In particolare, su iniziativa del Governo, è stata inserita una frase relativa al fatto che si prevedono “entro il 31 marzo 2014 le dimissioni per tutte le persone internatema precisando: “per le quali l'autorità giudiziaria abbia già escluso o escluda la sussistenza della pericolosità sociale”.
    Siamo alle solite: come è noto, spesso i magistrati non dichiarano cessata la pericolosità sociale se non c’è “presa in carico” da parte dei servizi di salute mentale. Anche se poi è richiamato l’obbligo per le Asl della presa in carico, su questo punto non è stato fatto alcun vero passo in avanti.
  • Tuttavia è rimasta la formulazione che impone alle regioni di presentare i Programmi per ottenere i finanziamenti (entro il 15 maggio 2013) “con l'obbligo per le ASL di presa in carico all'interno di progetti terapeutico - riabilitativi individuali che assicurino il diritto alle cure e al reinserimento sociale nonché di favorire l'esecuzione di misure di sicurezza alternative al ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario o all'assegnazione a casa di cura e custodia.» (e ciò, stante la normativa, si riferisce quindi anche alle “nuove strutture” ex comma 2 articolo 3 ter legge 9/2012). Ed è su questa parte della legge che dobbiamo far “pressione” sulle Giunte regionali e, come Comitato nazionale, sul Governo che deve approvare i Programmi.
  • E’ rimasto anche l’obbligo di una relazione al Parlamento, entro sei mesi, sullo “stato di attuazione dei programmi regionali, …, relativi al superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e in particolare l'effettiva, totale, presa in carico dei malati da parte dei dipartimenti di salute mentale e del conseguente avvio dei programmi di cura e di reinserimento sociale."».

Confermiamo quanto abbiamo più volte affermato: il ritardo e quindi il decreto di rinvio sono dovuti all’inerzia di Governo e Regioni, e ad una legge sbagliata (la n. 9/2012) laddove prevede i “miniOPG” regionali, e applicata male nelle parti relative alle dimissioni "senza indugio" degli attuali internati.

Ribadiamo alcuni punti chiave (suggeriti anche per la formulazione di emendamenti): la misura alternativa all’internamento in OPG è la norma non il contrario, cessare le proroghe, invece delle nuove strutture si possono utilizzare quelle esistenti dei DSM, costituire subito un’Autorità anche con funzioni commissariali, prevedere sanzioni per le inadempienze, il personale delle strutture e dei servizi di salute mentale è adibito solo a funzioni assistenziali (non di custodia), i finanziamenti vanno assegnati ai DSM.

La nostra mobilitazione perciò continua.

A breve, alcune informazioni sui prossimi appuntamenti (Lucca 13 aprile, Firenze 19 aprile, Brescia – Castiglione delle Stiviere – Reggio Emilia 16, 17, 18 maggio).

Stefano Cecconi

 

StopOPG: rinviata la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Comunicato stampa

Roma, 21 Marzo 2013

Alla  fine il Governo ha deciso di rinviare la data di chiusura degli OPG: leggeremo il testo definitivo del decreto per esprimere una valutazione compiuta.
StopOPG  aveva denunciato il pericolo di soluzioni improvvisate, di fronte al ritardo nell’attuazione delle norme sul superamento degli OPG (magari miniOPG affidati a cliniche private) e dichiarato come inaccettabile un rinvio senza vincoli e precisi impegni per chiuderli davvero:

  1. dare priorità alle misure di sicurezza alternative all'Opg, con dimissioni per tutte le persone internate in “proroga” (la regola deve essere la dimissione a fine misura, non la proroga dell’internamento)
  2. un’unica authority Stato Regioni per seguire e promuovere il processo di chiusura degli OPG e commissariamento per le regioni inadempienti.

Perché  il problema non è il ritardo nell’apertura dei "miniOPG regionali", le strutture speciali previsti dalla legge 9/2012 al posto degli attuali sei Opg, dacché StopOpg chiede di  non farli ma di usare invece il budget previsto per chiudere gli OPG per potenziare i servizi di salute mentale delle ASL. L’alternativa agli OPG non poteva e non può essere quella dei manicomi regionali.Per  abolire definitivamente gli OPG, terribili residui della logica manicomiale che prevede un trattamento speciale per i “folli autori di reato”, occorre cambiare il codice penale. Ma intanto oggi si possono superare gli Opg, scongiurare l'apertura al loro posto dei manicomi regionali (miniOpg), e cosi tornare allo “spirito originale” della “Riforma Basaglia”, la legge 180, che, chiudendo i manicomi, restituì dignità e cittadinanza alle persone malate di mente.

Per il comitato: Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Denise Amerini

 

stopOPG: Ospedali Psichiatrici Giudiziari, inaccettabile decreto rinvio senza impegni certi e Autorità per chiuderli

Il ritardo nel superamento degli Opg è dovuto ad una legge sbagliata (la n. 9/2012, laddove prevede i “miniOPG” regionali), aggravata dall'inerzia del Governo, ed applicata male nelle parti relative alle dimissioni "senza indugio" degli attuali internati, per inadempienze delle Regioni e delle Asl/Dipartimenti di salute mentale (DSM).

Il problema non è quindi il ritardo nell’apertura dei "miniOPG regionali", le strutture speciali previsti dalla legge 9/2012 al posto degli attuali sei Opg, dacché StopOpg chiede di  non farli ma di usare invece il budget previsto per potenziare i servizi di salute mentale delle ASL.

Il vero dramma sono le mancate dimissioni e le mancate misure alternative all'Opg per centinaia di malati (la maggioranza degli internati) costretti a subire internamento e proroga dell'internamento in Opg perché non presi in carico dai Servizi di Salute Mentale delle ASL. E ciò accade quando manca un rapporto organico tra magistratura e DSM, che permetta l'applicazione di misure alternative all'Opg e di cura. Bisogna non solo “svuotare” gli Opg ma contrastare l'invio di nuovi internati.

Stopopg chiede che qualsiasi decreto di rinvio, che oggi sembra imminente, sia vincolato a precisi impegni, rispettosi delle sentenze della Corte Costituzionale (del 2003 e 2004) che hanno “ispirato” le leggi sulla chiusura degli OPG:

  1. priorità assoluta dei programmi regionali e delle Asl per ottenere i finanziamenti previsti per chiudere gli OPG, con destinazione vincolata:
      a. alle dimissioni per tutte le persone internate in “proroga” con l’obbligo di presa in carico da parte dell'Asl (la regola  deve essere la dimissione a fine misura, non la proroga dell’internamento).
      b. all’esecuzione di misure di sicurezza alternative all'Opg (e al miniOpg).
    Quindi i finanziamenti (almeno i 93 milioni di spesa corrente 2012/2013) vanno assegnati ai Dipartimenti di Salute Mentale per i Budget di Salute individuali.
  2. Authority Stato Regioni per seguire e promuovere il processo di chiusura degli OPG e poteri sostitutivi per le regioni inadempienti

Sappiamo che per abolire definitivamente la logica manicomiale, cioè un trattamento speciale per i “folli autori di reato”, diverso da quello usato verso i “cittadini sani”, bisogna cambiare il codice penale. Ma intanto oggi si possono superare gli Opg, scongiurare l'apertura al loro posto dei manicomi regionali (miniOpg), e cosi tornare allo “spirito originale” della legge 180 che, chiudendo i manicomi, restituì dignità e cittadinanza alle persone malate di mente.

Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Francesca Moccia
18 marzo 2013

Report dell’incontro straordinario del Comitato Nazionale e dei Comitati Regionali di StopOPG di Roma, 5 marzo 2013

La riunione è stata partecipata e fruttuosa, il dibattito ha registrato 21 interventi.
(Stefano Cecconi, Mariagrazia Giannichedda, Sergio Moccia, Antonella Morga, Laura Stopponi, Antonietta Di Cesare, Roberto Loddo, Tiziana Gon, Gisella Trincas, Alessandro Sirolli, Macio Fada, Denise Amerini, Giovanna Del Giudice, Margherita Miotto, Giorgio Bignami, Virgilio De Mattos, Lorenzo Toresini, Nerina Dirindin, Giuseppe Insana, Daniela Pezzi, Cesare Bondioli).

Erano presenti, oltre a rappresentanti del comitato nazionale, quelli di undici comitati regionali (Abruzzo, Lombardia, Toscana, Bolzano, Puglia, Lazio, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Marche, Emilia Romagna), erano assenti giustificati quattro comitati regionali (Veneto, Piemonte, Campania, Trento). Sono intervenute le parlamentari Margherita Miotto (deputata) e Nerina Dirindin (senatrice). Mentre l’on. Paolo Fontanelli (responsabile Salute del PD) aveva comunicato l’impossibilità a partecipare assicurando però la disponibilità ad interloquire con stopOPG. Analoga disponibilità per SEL è stata espressa con una lettera dal Presidente Nichi Vendola. Erano presenti anche giornalisti inviati di RaiNews24 e di Avvenire.

All’incontro è intervenuto anche Virgilio De Mattos, autore del libro “Una via d'uscita (per una critica della misura di sicurezza e della pericolosità sociale) - ed Alfabeta, che ha raccontato l’ esperienza dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario nello Stato di Minas Gerais.

 

Gli OPG non sono aboliti

  • E’ stata ribadito che gli OPG, in assenza di una modifica del codice penale Rocco - in particolare degli articoli 88 e 89, che, associando “follia” ad incapacità di intendere e di volere e a “pericolosità sociale” stabiliscono un percorso “parallelo e speciale” per i malati di mente che commettono reati e sono socialmente pericolosi- non possono essere aboliti. Così anche nel caso di apertura delle nuove strutture residenziali sanitarie, previste dalla legge 9/2012, che andranno ad accogliere persone in misura di sicurezza, non potremo parlare di abolizione dell'Opg. In ambedue i casi si mantengono istituzioni “speciali” per gli autori di reato malati di mente, fondate sulla persistenza del binomio cura e custodia, proprio del manicomio.

StopOPG continua dunque la sua campagna per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

  • E’ stato anche detto che l’abolizione degli istituti giuridici alla base dell’OPG, dovrà garantire ad ogni persona malata (malata di mente nel nostro caso), detenuta o no, di ricevere idonea assistenza sanitaria (che attualmente in carcere è insufficiente se non spesso negata).
  • Si ripropone quindi il tema del diritto all’assistenza sanitaria in carcere e sopratutto l'applicazione di misure alternative alla detenzione, o alla misura di sicurezza detentiva, per assicurare le cure.

Ritardi e contraddizioni nel processo di superamento degli OPG

Gli interventi dei comitati regionali hanno testimoniato come il processo di superamento degli OPG sia in ritardo (è ciò è ammesso dalle stesse Regioni) e ancora insoddisfacente:

  • Non è stata completata la presa in carico delle persone internate da parte dei DSM e quindi non sono stati presentati i Progetti Terapeutico Riabilitativi individuali. Progetti di presa in carico finalizzata alle dimissioni, con il ritorno al proprio domicilio o, se necessario, con l'accoglienza della persona in piccole strutture o comunità. Progetti che favoriscono la anche l’esecuzione delle misure di sicurezza alternative all’OPG (come prevedono le due sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e del 2004).
  • In particolare non è stata attuata in maniera forte e significativa la presa in carico e la dimissione dei c.d. "dimissibili", per eliminare le numerose “proroghe” disposte dalla Magistratura proprio perché manca un progetto di presa in carico da parte dei Dsm. L'attuazioni di tali dimissioni avrebbe portato con certezza alla chiusura di alcuni Opg.
  • Tutta l’attenzione di Governo e Regioni è stata invece rivolta alle nuove strutture speciali (destinate a sostituire gli attuali OPG). Diverse regioni hanno presentato progetti per grandi strutture (da 40, 60 posti, con l’accorpamento delle strutture a 20 posti previste dalla legge) e con una “finalità e caratteristiche di custodia”. Ecco perché diciamo che “chiudono gli OPG e riaprono i manicomi”. Le “strutture”, che dovrebbero essere la soluzione di ultima istanza e residuale, diventerebbero se non l’unica, la principale risposta. Questa è la principale critica rivolta alla legge 9/2012: aver sostenuto come priorità la creazione di strutture in cui eseguire la misura di sicurezza (anziché dare forza ed esigibilità alle misure alternative).
  • Sembra che sulle dimissioni di persone dagli Opg si stia attuando in alcune regioni un business da parte del privato, quando invece serve un ruolo centrale del DSM pubblico, che decide le soluzioni assistenziali più appropriate per la persona, avvalendosi anche di strutture private accreditate se coerenti con il progetto terapeutico individuato.
  • Troppo poco ancora vengono dalla magistratura giudicante applicate le misure alternative alla misura di sicurezza in OPG (come prevedono le due sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e del 2004), con invii quindi di nuovi internati in Opg.
  • Tutte le regioni hanno peraltro sottolineato la gravità in cui versano i servizi di salute mentale, impoveriti di risorse, accorpati, con una pratica per lo più ambulatoriale e di tipo medico farmacologica.
  • E' stata espressa la necessità di interventi presso le regioni per il rafforzamento e la qualificazione dei Dipartimenti di salute mentale
  • E' stata espressa l’esigenza di una revisione della legge 9, soprattutto per dare priorità e strumenti al “sistema di misure alternative all’internamento”, previsto dalle vigenti norme e dalle richiamate sentenze della Corte Costituzionale (anche se il quadro politico non depone a favore di interventi legislativi immediati).

Cosa succede dal 31 marzo 2013 ?

  • Al 31 marzo 2013 - data limite imposta dalla legge 9/2012 - quasi sicuramente non chiuderanno gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Così continueranno a rimanere negli Opg gli attuali internati ed internate, oltre mille persone (i dati sono assolutamente imprecisi:
    oscillano dal 1.100 ai 1.400 a seconda delle tipologie di “internamento” che vengono considerate). E come si comporteranno i magistrati ? Sarà lecito per il magistrato provvedere all'invio (o prorogare l’internamento) in Opg di una persona in misura di sicurezza? Molti sostengono che sarà illecito.
  • Dato che nessuna proroga – pur richiesta dalla Conferenza delle Regioni - è stata ancora decisa, si rischia lo “scaricabarile” tra Governo e Regioni, con pericolose soluzioni “improvvisate” che rischierebbero di peggiorare l'attuale situazione.

E' stato ribadito che:

  • l’esecuzione di misure di alternative all’internamento e alla detenzione sono possibili se i servizi di salute mentale del territorio di provenienza (residenza) della persona internata intervengono attivamente. Per chiudere gli Opg bisogna offrire - e sostenere - buoni servizi per la salute mentale nel territorio. Come peraltro dichiara la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul SSN sui servizi di salute mentale (presidente Marino). Servono risorse per il SSN e scelte forti di Regioni e Asl.
  • le risorse “aggiuntive” destinate dalla legge 9/2012 per superare gli OPG e già ripartite tra le regioni siano affidate ai Dipartimenti di Salute Mentale per la presa in carico e i Progetti individuali (budget di salute).
  • è necessario verificare che le regioni presentino al Ministero della Salute i programmi di utilizzo di queste risorse, per assicurare la presa in carico e i Progetti individuali, finalizzati prioritariamente all’alternativa all’OPG (si tratta dei finanziamenti correnti: 38 milioni per il 2012, altri 55 milioni dal 2013, e dei finanziamenti in conto capitale: 178 milioni di euro).
  • sarebbe inaccettabile, una vera e propria beffa, se questi finanziamenti fossero utilizzati per aprire in ogni regione “miniOPG” o manicomi regionali in cui internare di nuovo i malati (magari chiudendoli in cliniche private).
  • di fronte a questa situazione, ferma restando la previsione costituzionale (ribadita anche dalla legge 9) di esercitare i poteri sostitutivi dello Stato verso le Regioni inadempienti, si conferma la richiesta di stopOPG di costituire un’Autorità “Stato Regioni” ad hoc sugli OPG, dotata anche di poteri sostitutivi, come accadde per chiudere i manicomi.

Continua la mobilitazione di stopOPG

Le iniziative nel prossimo periodo dipenderanno naturalmente anche da come evolve la situazione (considerato anche il quadro politico dopo le elezioni !): ci sarà una decreto di proroga secca del termine del 31 marzo 2013 ? oppure si adotteranno soluzioni “transitorie”: es. proroga finalizzata con “cronoprogramma” ? Oppure peggio: appalto delle strutture miniOPG a privati?
In ogni caso si è detto:

  1. di far uscire un nuovo comunicato/lettera aperta di stopOPG, che riepiloga posizione e proposte.
  2. StopOPG proseguirà le azioni per interloquire con: parlamentari, governo, conferenza delle regioni, forze politiche, ecc. Idem da parte dei comitati regionali con i loro interlocutori. Particolare attenzione, soprattutto vista l’incertezza della situazione, sarà rivolta alla magistratura.
  3. StopOPG parteciperà al prossimo Forum Salute Mentale (Roma 20, 21 marzo) chededicherà una sessione agli OPG: sarà questa una concreta occasione di mobilitazione
  4. StopOPG intende organizzare a maggio una “mille miglia per la salute mentale” (titolo provvisorio), con tappe nelle città (anche sede di OPG). Sarà presentata una proposta, da valutare in base alla sostenibilità finanziaria (sulla base dell’ipotesi illustrata da Macio Fada).
  5. grazie al contributo del prof. Moccia, sarà elaborato un VADEMECUM con raccomandazioni e suggerimenti per prevenire e far cessare l'internamento in OPG e contrastare gli abusi, quali ad esempio la contenzione. Anche sulla base di buone pratiche esistenti (es. protocolli d'intesa e prassi di collaborazione tra DSM e magistratura). Le "raccomandazioni" si rivolgeranno ai "protagonisti" della vicenda OPG: cittadini interessati e loro familiari, magistrati, avvocati, operatori dei servizi di salute mentale (ma non solo), assessori e dirigenti di regioni e Asl. Le raccomandazioni possono diventare anche concrete linee di lavoro per i comitati regionali.

Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice

Raggiunta in Conferenza Unificata l’Intesa per riparto del finanziamento 2013 destinato al superamento degli OPG

Raggiunta in Conferenza Unificata, il 7 febbraio scorso, l’Intesa relativa al riparto del finanziamento di parte corrente per l’anno 2013 destinato al superamento degli OPG (articolo 3 ter comma 7 legge 9/2012). I criteri utilizzati per l’anno 2013 sono gli stessi del riparto anno 2012 e servono per “l’attivazione delle strutture “miniOPG” e per rafforzare i servizi  per la salute mentale”. Anche per ottenere questi finanziamenti, come per quelli del 2012, le regioni devono presentare apposto programma al Ministero della Salute. Si conferma quindi necessaria un’azione dei Comitati Regionali verso le Giunte regionali e PA per “orientare” tali programmi ai Progetti terapeutico riabilitativi individuali per favorire in tutti i modi l’assistenza e le cure delle persone internate fuori dagli OPG (e dai mini OPG).

 

 

Comitato regionale StopOPG Veneto: il report dell’incontro con rappresentanti della Regione Veneto

Incontro in Regione, con il dr. Lorenzo Rampazzo, delegato dall'assessore Coletto
Alla nostra richiesta di aggiornamenti sulle azioni regionali, già attuate e prossime, in relazione all'utilizzo dei finanziamenti 2012 e 2013, ci vengono illustrati tre diversi fronti di intervento:

  1. nel 2011 sono state dimesse dall'Opg di Reggio Emilia 44 persone provenienti dalla nostra Regione e, nel 2012, 23; nonostante queste dimissioni (che hanno comportato l'accoglimento da parte dei Dsm con progetti adeguati, monitorati dalla Regione) il numero complessivo degli internati resta immutato. Secondo il dr. Rampazzo questo dato è dovuto ai nuovi ingressi che, in base a questa lettura, andrebbero immediatamente a compensare le uscite.
    Abbiamo l'impressione che questi dati continuino ad essere troppo vaghi e indecifrabili anche per indicare una reale apertura da parte dei Dsm per le prese in carico. Ci si chiede infatti se i Dsm siano costretti ad intervenire a valle dei processi che conducono agli internamenti oppure se strategie più strutturali che prevedano una collaborazione organica con i giudici e i magistrati di sorveglianza non possa a monte evitare che sempre nuovi internamenti abbiano avvio
  2. E' già stata realizzata ed inaugurata a Legnago (Ronco all'Adige) una struttura intermedia, con 18 posti letti di cui attualmente 6 occupati. Realizzata grazie alla collaborazione tra il direttore del Dsm dell'Ulss 21 , dr.Maniscalco insieme al privato sociale, in particolare con l'Associazione don Giuseppe Girelli, la Casa di S. Giuseppe è ad oggi un progetto sperimentale su cui la Regione sta avviando l'accreditamento avendo come parametri quelli previsti per le C A previste dal progetto obiettivo regionale (cfr. delibera 16 /16/ 2008 e delibera del dicembre del 2010). Il dr. Rampazzo ci invita a visitare la struttura informandoci del fatto che il dr. Maniscalco sarebbe pienamente disponibile ad accompagnarci.
  3. Per quanto concerne la struttura ad alta protezione, già nel 2011 la Regione aveva avviato un confronto con l'Amministrazione Penitenziaria per definire i termini e i criteri della sua costruzione. Tale confronto è venuto meno perché non più previsto.
    Con il nuovo dm del 7/2/2013, entro 60 giorni le regioni ( ci tiene a precisare che 17 su 21 lo faranno e tra queste lo stesso Friuli Venezia Giulia) presenteranno i progetti per la realizzazione di queste strutture regionali che tuttavia non verranno ultimate prevedibilmente prima di due anni. Questo rende auspicabile, secondo il dr. Rampazzo, una proroga della chiusura degli Opg a marzo 2015 , secondo una valutazione tecnica interregionale.
    la Regione Veneto ha ultimato un progetto per la costruzione di un mini Opg già a settembre dello scorso anno, anche se la sua dislocazione sarà decisa nei prossimi giorni a seguito di una valutazione politica tutt'ora in corso. In ogni caso la struttura, che sarà collocata in un luogo accessibile dai mezzi pubblici e prossimo a un Spdc, ovvero ad un Ospedale Civile, e circondata da mura perimetrali gestite dall'amministrazione penitenziaria, sarà di proprietà di una Ulss, e consterà di due moduli, entrambi di 20 posti letto, differenziati in base alla gravità dei pazienti. Solo il modulo per i più lievi, disporrà di un centro diurno con attività riabilitative, mentre il primo modulo si occuperà della cura in senso stretto. Non si sa a chi spetterà la scelta di assegnare all'uno o all'altro “reparto”le persone che verranno internate in questo luogo, ma in ogni caso è previsto che vi siano forse 5 o 6 posti in più per le “femmine” che si trovano attualmente a Castiglion delle Stiviere ma che probabilmente resteranno lì, al limite anche con un cogestione lombardo veneta dell'opg.
    Abbiamo sollecitato una riflessione affinché la scelta di optare per la costruzione di questa struttura venga rivisitata ma ci è stato detto che questo è quanto la legge prevede e che non spetta certo alla Regione legiferare diversamente. Anche per quanto riguarda i finanziamenti il dr. Rampazzo asserisce che contestualmente alla presentazione del progetto relativo al mini OpG, la Regione presenterà un piano particolareggiato per i rientri e le risorse necessarie al potenziamento dei Dsm. Questo secondo capitolo resta però molto più vago del primo e presumibilmente molto meno “interessante” per la Regione stessa.
    Quanto alla ricerca concordata nell’incontro precedente, attraverso una tesi di laurea finalizzata a rilevare le caratteristiche socioanagrafiche, cliniche e giudiziarie dei residenti veneti internati presso l’OPG di Reggio Emilia, a cura di G. Mosconi, effettuata dalla laureanda C. Del Vecchio, il dr Rampazzo conferma il pieno interesse del settore Sanità della Regione all’effettuazione di tale rilevazione, nonché il consenso di massima del direttore dell’OPG in questione a concedere l’autorizzazione alla rilevazione dei dati, previo ottenimento del nullaosta da parte del Dap. Senonché la pratica risulta inevasa, né è dato prevedere quando le autorizzazioni in questione verranno concesse; il che rischia di inficiare l’intero progetto.

Febbraio 2013

Non riaprite i manicomi in Sardegna. Comunicato di stopOPG Sardegna

 

 
alla cortese attenzione di tutti gli organi di informazione  
 

Non riaprite manicomi in Sardegna   
Appello al Presidente della Regione Ugo Cappellacci e all'Assessore alla Sanità Simona De Francisci  
 
 
COMUNICATO  
 
Un tavolo di confronto promesso a parole e mai aperto: sono passati più di tre mesi dall'ultimo incontro con l'assessore alla salute Simona De Francisci e il comitato sardo Stop Opg. Incontro nel quale l'assessore si era impegnato ad aprire il confronto con le nostre associazioni sulle linee guida della salute mentale definite dalla Regione e sul riparto dei finanziamenti per il superamento degli Opg e la presa in carico delle cittadine e dei cittadini sardi internati. Un tavolo di confronto richiesto sin dall'insediamento della attuale giunta regionale e mai partito. L'impegno dell'assessore è rimasto lettera morta mentre le vite di tante cittadine e cittadini sardi sono interrotte, sospese e abbandonate nei luoghi di tortura ed ora queste stesse persone rischiano di finire rinchiuse in piccoli manicomi regionali.
 
Stop a nuovi internamenti: in nome dei diritti umani e civili di queste persone dimenticate che dalla Sardegna continuano ad essere internate negli Opg noi continuiamo a chiedere un incontro per conoscere gli indirizzi della Regione Sardegna e dei Dipartimenti di Salute Mentale sull'applicazione della Legge 9/2012. Vogliamo portare un contributo alla questione del superamento degli Opg degli OPG, come previsto dal Decreto Ministeriale 1ottobre 2012 e dalle due Intese, sancite in Conferenza Unificata il 6.12.2012, sul riparto dei finanziamenti destinati agli Opg. Eppure oggi a disposizione ci sono risorse "aggiuntive" per superare gli OPG: entro il 7 aprile ogni regione deve presentare un piano per il loro utilizzo. Sarebbe una beffa terribile se in Sardegna fossero utilizzate per chiudere gli OPG e riaprire manicomi.
 
No alla costruzione del manicomio regionale: sollecitiamo la Regione, ancora una volta, ad organizzare, tramite i Dipartimenti di Salute Mentale, l'assistenza alternativa all'internamento, senza che si riproduca la logica manicomiale di "nuovi contenitori" dove attuare le misure di sicurezza. Bisogna evitare che ciò accada, e pertanto nel procedimento attuativo dei riparti chiediamo che le risorse vadano destinate ai Dipartimenti di Salute Mentale per progetti individuali finalizzati alle dimissioni degli/delle internati/e o per progetti di alternativa alla misura di sicurezza detentiva in Opg. Vanno attuate le "dimissioni senza indugio", come sollecitato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul SSN ai Ministri della Salute e della Giustizia. I finanziamenti devono essere gestiti dai Dipartimenti di Salute Mentale: chiediamo che il programma assistenziale della regione, sottoposto al vaglio e al decreto del Ministro della Salute, deve contenere i progetti terapeutico riabilitativi individuali, a cura del DSM competente, finalizzati prioritariamente alle dimissioni e all'esecuzione delle misure di sicurezza "alternative" all'internamento. Anche i finanziamenti in conto capitale devono essere gestiti dal DSM, che decide come è necessario investire i fondi per "consentire la realizzabilità di progetti terapeutico-riabilitativi individuali" per dimissioni ed esecuzione della misura di sicurezza alternativa all'internamento. Occorre evitare la domanda che sin dall'inizio avevamo rivolto: "chiudono gli OPG o riaprono i manicomi in Sardegna?" si trasformi in una desolante affermazione. 
 
Cagliari, Mercoledì 20 febbraio 2013  
 
Il Portavoce del Comitato sardo "Stop OPG" 
Roberto Loddo 

Il Manicomio riapre a Lanciano!

 

COMUNICATO STAMPA
 
L'Aquila 14 febbraio 2013 -  Abbiamo messo tutto l'impegno a sensibilizzare la psichiatria e la politica sull'importanza di utilizzare da subito i finanziamenti previsti dalla Legge di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari per implementare i Servizi Pubblici di salute mentale, per mettere i Centri di Salute Mentale in condizione di elaborare progetti personalizzati,  per consentire alle persone internate negli OPG di sperare in una vita fuori dalle mura di un carcere , magari in una casa in un contesto di civile abitazione, con il supporto di personale psico-sociale e sanitario, con un inserimento lavorativo .
Oggi tutto questo è vanificato dalla Delibera di Giunta Regionale , votata all'unanimità , con la quale il destino dei nostri concittadini regionali è stato deciso verso un altro internamento , in una struttura a Lanciano con l'investimento dell'intero finanziamento previsto per l'Abruzzo.La Delibera che trovate in Allegato è stata approvata in fretta e furia dalla Giunta Chiodi , evitando ogni confronto con il Comitato StopOpg regionale che aveva richiesto incontro il 28 dicembre 2012 . Volevamo proporre soluzioni alternative da discutere con tecnici e politici e volevamo mettere a disposizione i nostri dati diversi da quelli riportati in Delibera di Giunta come riferiti dai Distretti di Salute Mentale ( dovrebbero chiamarsi Dipartimenti , ma in Regione non lo sanno!)   
Avremmo voluto far presente la giovanissima età di molti di questi cittadini nati alcuni nel 1985,1984,1980,1979,1978,1977,1974,1971 ; tutte vite giovani interrotte , sospese, prima abbandonate nei luoghi di tortura ed ora che rischiano di finire rinchiusi in piccoli, forse moderni Ospedali Psichiatrici Giudiziari con buona pace della politica che riconsegna alla psichiatria quel ruolo di custodia, tolto da Franco Basaglia con la Legge 180 . 
Speriamo ancora di poter chiarire i volti e i nomi di queste persone  oltre tutto definiti numericamente in 18 contro i 22 a noi risultanti e dopo i 33 comunicati nel luglio 2012 dalla Commissione per il SSN.
Quanti sono ? Quanti sono scomparsi? Quanti deceduti ? Quanti trasferiti fuori regione?  In nome dei Diritti Umani e Civili questo chiediamo e per questo continuiamo a chiedere incontro e a diffondere la nostra informazione. 
Il Giorno 12 Marzo avremo occasione di incontrarci tutti a L'Aquila per il Forum Regionale Salute Mentale presso la CGIL e inviteremo tutti i Direttori Generali ASL, di DSM, il Presidente Chiodi,Assessore e Sub-Commissario. 
 
In allegato la Lettera del Comitato Regionale StopOpg e la Delibera di Giunta Regionale di istituzione del Mini-OPG 
 
Alessandro Sirolli
(Referente StopOpg Abruzzo)
 
 
Comitato stopopg abruzzo: ANPIS,ARCI,Associazione 180amici l'aquila-onlus, Altri Orizzonti,Cittadinanza Attiva-Tribunale del Malato, CGIL,Coordinamento regionale Centri Diurni Psichiatrici, C.O.S.M.A., ForumSaluteMentale, Li.cia-onlus, Psichiatria Democratica, UNASAM
 
 

Presidente Napolitano: sulle condizioni delle carceri sono in gioco l’onore e il prestigio dell’Italia

 

"Sulle condizioni delle carceri sono in giuoco il prestigio e l'onore dell'Italia". 
"Ho più volte, e anche molto di recente, colto ogni occasione per denunciare l'insostenibilità della condizione delle carceri e di coloro che vi sono rinchiusi." 
 
Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incontrando nella rotonda del carcere di San Vittore i detenuti, il personale e i volontari. "E naturalmente - ha proseguito il Presidente Napolitano - avrei auspicato che i miei appelli fossero raccolti in misura maggiore di quanto non sia accaduto, ma vi posso assicurare che questo è accaduto per vari appelli del Presidente della Repubblica riguardanti anche altre questioni. Ho pensato tuttavia di dovere - raccogliendo l'invito rivoltomi a visitare San Vittore - levare nuovamente la mia voce dopo che sul tema è intervenuta ancora la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo con una condanna, mortificante come l'ho definita, per l'Italia".
 
"Il Presidente Tamburrino - ha aggiunto il Capo dello Stato - ha analizzato attentamente in un suo scritto la sentenza della CEDU, considerando dovere 'indefettibile e indifferibile', da parte nostra, darvi esecuzione. È in giuoco, come egli ha giustamente rilevato, 'una delle condizioni essenziali dello Stato di diritto'. Sono in giuoco - debbo dire nella mia responsabilità di Presidente della Repubblica - il prestigio e l'onore dell'Italia".
 
Per il Capo dello Stato "questa questione, e l'impegno inderogabile che ne discende, 
debbono essere ben presenti a tutte le forze politiche e ai cittadini-elettori anche nel momento in cui il nostro popolo è chiamato ad eleggere un nuovo Parlamento. Sia chiaro : sulle strade da scegliere, sugli indirizzi da perseguire in materia di legislazione penale e di politica penitenziaria e anche sulle risorse da impiegare, non solo da tagliare, esistono posizioni diverse tra uno schieramento e l'altro, tra un partito e l'altro. E io oggi non intendo dire nulla che possa anche solo apparire un'interferenza nel dibattito in corso, destinato poi a riaprirsi nelle nuove assemblee parlamentari. Il confronto non potrà non tenere conto di tutti i punti di vista e le proposte, comprese quelle contenute nella relazione presentata nello scorso novembre dalla speciale Commissione istituita dal CSM sui problemi della magistratura di sorveglianza. Ma di certo nessuna parte vorrà, anche in questo momento, negare la gravità dell'attuale realtà carceraria nel nostro paese, negare la gravità e l'urgenza della questione carceraria. Ed è già da considerarsi importante, per le decisioni da prendere liberamente nel futuro questo comune riconoscimento obbiettivo della gravità e urgenza estrema della questione carceraria".
 
Il Presidente Napolitano ha quindi ricordato che "la violazione che ci si addebita dell'articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo è imperniata sul parametro dello 'spazio vitale del detenuto' che non è oggi garantito nella nostra situazione penitenziaria. Si può aggiungere che il sovraffollamento degli istituti, le condizioni di vita degradanti che ne conseguono, i numerosi episodi di violenza e di autolesionismo - sintomo di una inaccettabile sofferenza esistenziale - le condotte di inquieta insofferenza o di triste indifferenza sempre più diffuse tra i reclusi, la mancata attuazione dunque delle regole penitenziarie europee confermano purtroppo la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell'articolo 27 della Costituzione Repubblicana sulla funzione rieducativa della pena e sul 'senso di umanità' cui debbono corrispondere i relativi trattamenti".
 
"Questa visita - ha rilevato il Capo dello Stato - e' un'occasione importante per rivolgere il giusto riconoscimento anche al lavoro diuturno svolto dagli uomini e dalla donne della polizia penitenziaria, che esercitano i loro compiti di custodia nella complessa realtà inframuraria con sensibilità, abnegazione e professionalità e desidero associarmi all'omaggio che ha tributato il Presidente Tamburrino alla memoria dei due caduti i cui figli sono oggi qui con noi. Analogo riconoscimento e apprezzamento va tributato a tutti quegli altri operatori, dai dirigenti degli istituti, agli assistenti sociali, agli educatori, agli psicologi, agli operatori dell'area sanitaria che profondono il loro impegno nel progettare e assecondare il percorso di rieducazione. Ne' possono essere trascurate le risorse e le disponibilità del volontariato e del terzo settore, particolarmente attivi in ambiente carcerario, il cui ruolo merita dunque di essere valorizzato".
 
"L'apertura del carcere alla istruzione, al lavoro, ai rapporti quotidiani con la comunità esterna, sono - ha sottolineato il Presidente Napolitano - un inizio di giustizia, un passo  indispensabile per consentire al condannato di raggiungere una più alta coscienza di sé, di generare la spinta morale verso la 'inclusione' nella realtà esterna: solo in tal modo, l'aspirazione al reinserimento può non essere una utopia e al reo viene offerta la opportunità del recupero sociale. Occorre peraltro prendere coscienza che la responsabilita' del trattamento e della risocializzazione non può essere affidata esclusivamente al personale dell'Amministrazione, ma deve estendersi e coinvolgere tutte le articolazioni sociali : dalla famiglia alla scuola, alle istituzioni religiose, alle associazioni di volontariato, al mondo del lavoro.
Al mondo imprenditoriale e alla cooperazione sociale - pur nell'attuale momento di crisi economica - va chiesto un adeguato supporto per i profili della formazione, dell'orientamento e dell'inserimento lavorativo".
"A brevissima distanza dalla conclusione del mio mandato di Presidente, ho voluto - ha concluso il suo intervento il Presidente della Repubblica - essere tra voi con sentimenti di sincera e meditata condivisione di problemi e di umane sofferenze di cui lo Stato repubblicano deve farsi carico con quella determinazione, coerenza e continuità che finora purtroppo non ha mostrato. Sofferenze di uomini e donne qui reclusi e, direi poi in modo particolarissimo, di donne che sono mamme e per di più sono anche straniere. Confido che la mia testimonianza e le mie parole di oggi possano essere raccolte da chi mi succederà nelle funzioni di Capo dello Stato e da tutte le istituzioni rappresentative, a cominciare dal Parlamento che sta per essere eletto".

Tortura, Carceri, Droghe: tre proposte di legge per la giustizia e i diritti

 
3 proposte di legge
RELAZIONE INTRODUTTIVA
 
La recente sentenza (8 gennaio 2013) della Corte Europea dei Diritti Umani nel caso Torreggiani impone alle autorità italiane l’assunzione di un piano per le riforme in ambito penale e penitenziario nel nome della protezione della dignità umana. L’Italia ha un anno di tempo per ripristinare la legalità internazionale e costituzionale nell’ambito del sistema penitenziario.
 
In questo momento vi sono 22 mila detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari. Abbiamo il tasso di affollamento penitenziario più alto della Unione Europea. Il sistema è fuori ogni controllo. I detenuti dormono per terra. Non vi sono più spazi comuni. Oziano spesso nelle loro celle per oltre 20 ore al giorno rendendo evanescente la funzione rieducativa della pena. Il personale vive una condizione di forte sofferenza. Alcuni dati ci aiutano a capire quale è la strategia della nostra proposta. Circa il 60% dei detenuti è pluri-recidivo. 28.459 detenuti, ovvero poco meno del 50% della popolazione detenuta, ha tra una e quattro carcerazioni precedenti a quella per cui è attualmente in galera. La metà circa di queste carcerazioni è il frutto di condanne definitive. 6.890 detenuti hanno tra 5 e 9 carcerazioni già scontate in passato. 1.394 addirittura tra 10 e 14. Ben 350 detenuti hanno più di 15 carcerazioni sulle spalle. 28.608 detenuti sono quelli invece alla prima carcerazione. La recidiva è il grande tema irrisolto della questione penale in Italia. I detenuti al primo gennaio 2013 sono 65.701. Il 4,27% della popolazione reclusa è femminile. La capienza regolamentare è oggi cresciuta sino a 47.040 posti. Questo dato è però poco chiaro. Infatti i posti letto erano 44 mila qualche mese fa e le carceri da allora sono sempre le stesse 206, anzi vari reparti sono stati nel frattempo chiusi in considerazione delle drammatiche condizioni di degrado. In ogni caso il dato raccolto il 31 dicembre è necessariamente un dato approssimato per difetto rispetto ai numeri reali della detenzione in Italia in quanto sono molti i detenuti che durante il periodo natalizio usufruiscono di permessi premio e che pertanto non sono conteggiati tra quelli presenti. Circa 15 mila hanno meno di 30 anni. Una popolazione,quindi, molto giovane. 587 detenuti hanno invece più di 70 anni. Oltre il 40% della popolazione ristretta è celibe o nubile. I laureati sono 604, di cui 176 stranieri, ovvero meno dell’1% del totale. Sono finanche in numero inferiore agli analfabeti totali. La rilevazione per gli stranieri è spesso non attendibile in quanto molti di essi hanno percorsi anomali di studio. Meno di un terzo del totale sono i detenuti che dichiarano di avere un lavoro fuori. Circa 1.800 sono quelli che si definiscono imprenditori o liberi professionisti. Il 19% dei detenuti è in attesa del primo giudizio, ovvero non ha subito neanche la condanna in primo grado. Circa il 20% è in attesa della decisione della Corte di Appello o della sentenza definitiva della Corte di Cassazione dopo avere subito una condanna iniziale. La percentuale degli stranieri in custodia cautelare sfiora il 50% del totale degli stranieri reclusi, un 10% superiore rispetto al dato corrispondente degli italiani. L’1,93% sta scontando una misura di sicurezza detentiva. Poco più di 10 mila persone sono state condannate a pena inferiore ai 3 anni. Diventano 24 mila se si considerano tutti coloro che hanno una pena residua da scontare inferiore ai 3 anni. Eppure molti di costoro non accedono ugualmente alle misure alternative o alla detenzione domiciliare a causa degli ostacoli normativi o delle ritrosie della magistratura di sorveglianza. Gli ergastolani sono 1.581. Gli stranieri sono 24.179, molti dentro a causa della criminalizzazione secondaria imposta dalla legge Bossi-Fini. I detenuti che sono in carcere per avere violato la legge sulle droghe sono il 37% della popolazione detenuta. In nessuno stato della Ue i numeri sono così alti, neanche nei Paesi tradizionalmente più duri. A partire dal dicembre del 2010, mese della sua entrata in vigore, sono circa 9 mila i detenuti usciti con la legge definita enfaticamente prima svuota e poi salva carceri. Moltissimi di costoro sarebbero ugualmente usciti grazie alle altre misure alternative presenti nell’ordinamento penitenziario, per questo i numeri globali non sono così diminuiti. 
 
Le norme di questa proposta di legge sono il frutto del lavoro condiviso di molte organizzazioni. L’intenzione è quella di ripristinare la legalità internazionale e costituzionale, di contrastare in modo sistemico il sovraffollamento agendo su quelle leggi che producono carcerazione senza produrre sicurezza, di cambiare paradigma in materia di droghe. Sono tre proposte distinte. 
La prima vuole sopperire a una lacuna normativa grave. In Italia manca il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite. La proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico ome democratico. 
 
La seconda delle proposte di legge vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario. Il 29 giugno 2010 è stato approvato il piano carceri dall’allora Governo Berlusconi, che prevedeva la realizzazione di 9.150 posti, per un importo totale di € 661.000.000. Oggi i fondi sono calati a 450 milioni ma neanche un mattone è stato posto. Le persone in misura alternativa sono calate nonostante tante parole spese a loro difesa. Non è con l’edilizia che si risolve la questione carceraria ma intervenendo sui flussi in ingresso e in uscita ovvero su quelle leggi che producono carcerazione senza produrre sicurezza pubblica. Le norme da noi elaborate vogliono rompere l’anomalia italiana ripristinando la legalità nelle carceri come anche il Csm ha chiesto. Esse in primo luogo tendono a rafforzare il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, pur previsto nel nostro ordinamento, con la previsione dell’eccezionalità della detenzione cautelare in carcere per privilegiare altre forme di misure coercitive. La modifica normativa si rende indispensabile per porre fine al ricorso sistematico al carcere nella fase cautelare come una forma di pena anticipata prima del processo. Viene abrogato l’odioso reato di clandestinità. Si interviene drasticamente inoltre sulla legge Cirielli in materia di recidiva ripristinando la possibilità di accesso ai benefici penitenziari e azzerando tutti gli aumenti di pena. Inoltre si prevede che nessuno debba entrare in carcere se non c’è posto e che a tutti va assicurato il diritto a far valere i propri diritti. Si chiede al governo di mettere mano al sistema delle sanzioni diversificandolo, di introdurre il meccanismo della messa alla prova, di intervenire sulle misure di sicurezza custodiali, dall’opg a scendere. 
 
Infine la terza proposta vuole modificare la legge sulle droghe che tanta carcerazione inutile produce nel nostro Paese. Viene superato il paradigma punitivo della legge Fini-Giovanardi, depenalizzando i consumi, diversificando il destino dei consumatori di droghe leggere da quello di sostanze pesanti, diminuendo le pene, restituendo centralità ai servizi pubblici per le tossicodipendenze. 
 
 

A buon diritto, A Roma, insieme - Leda Colombini, Antigone, Arci, Associazione nazionale giuristi democratici, Bin Italia, Cgil, Cgil - Fp, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Forum droghe, Forum per il diritto alla salute in carcere, Ristretti Orizzonti, Società della Ragione, Unione Camere penali italiane, Vic - Volontari in carcere.

 

 

Salute mentale: gli OPG sono ancora aperti.

 

Comunicato del comitato StopOPG

Il termine per il completamento del processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari è fissato al 1° febbraio 2013. Così prescrive la legge 9 del 2012 (comma 1 articolo 3 ter). Ma è evidente che il temine non sarà rispettato.

Abbiamo ripetutamente segnalato i ritardi nella chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, indicando come responsabili il Governo, molte Regioni e Asl; ma abbiamo parlato anche dei rischi dello stesso articolo 3 ter della Legge 9 appena citata.

Abbiamo denunciato:

  • che l’attenzione di Governo e Regioni è concentrata sull’apertura delle strutture residenziali "speciali” - previste dalla legge 9 in luogo degli attuali Opg - dove eseguire la misura di sicurezza, molto simili a ospedali psichiatrici, per le caratteristiche loro assegnate da uno specifico Decreto. Abbiamo più volte detto che rischiamo di ritrovarci con numerosi piccoli manicomi regionali (i “mini OPG”).
  • che i sequestri degli Ospedali Psichiatri di Giudiziari a Montelupo Fiorentino e a Barcellona di Pozzo di Gotto, disposti a dicembre 2012 dalla Commissione d’inchiesta presieduta dal senatore Marino, e non ancora eseguiti, confermano drammaticamente le condizioni indegne in cui sono tuttora costretti a vivere nostri concittadini all’interno degli ultimi residui manicomiali. La condizione terribile in cui versano questi uomini e donne va al di là delle condizioni  terribilmente degradate in cui sono costretti e riguarda tanto più il loro abbandono da parte dei servizi sanitari e sociali, la mancanza di un progetto, le proroghe collegate ad una mancata presa in carico, la violenza dell’istituto, il permanere di un percorso giuridico “speciale” che toglie loro diritti e responsabilità.
  • che è inaccettabile il ritardo nell’assegnazione alle Regioni delle risorse destinate ad accompagnare il superamento degli OPG (per spesa corrente: 38 milioni di euro nel 2012 e 55 milioni dal 2013, più quelle in conto capitale: 173,8 milioni di euro).

Ribadiamo le nostre proposte:

  1. Le risorse vanno destinate ai Dipartimenti di Salute Mentale DSM, che devono presentare e attuare i progetti individuali finalizzati alle dimissioni degli/delle internati/e o per progetti di alternativa alla misura di sicurezza detentiva in Opg o Ccc (vedi sentenze Corte Costituzionale 253/2003 e 367/2004 richiamate dall’allegato 1C Dpcm 1.4.2008). Per chiudere gli Opg bisogna offrire buoni servizi per la salute mentale nel territorio.
  2. Vanno attuate le “dimissioni senza indugio”, come sollecitato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul SSN ai Ministri della Salute e della Giustizia, che risultano possibili immediatamente per i due terzi delle persone internate attraverso la presa in carico dei DSM, che porterebbero già alla chiusura di alcuni Opg.
  3. L’istituzione di una specifica “autorità” di garanzia nazionale (che possa agire anche con funzioni commissariali ad acta) per l’attuazione dei programmi delle regioni e per il loro monitoraggio.

Infine, ribadiamo che il definitivo superamento dell'Opg si potrà raggiungere solo con la modifica degli articoli del codice penale 88 e 89. Altrimenti gli Opg (vecchi o nuovi) continueranno ad essere alimentati da nuovi ingressi. Sono quegli articoli del codice Rocco che, associando “follia”  ad incapacità di intendere e di volere e a “pericolosità sociale”, hanno mantenuto in vita l’Opg e dunque un canale “parallelo e speciale” per i malati di mente che commettono reati.

Perciò la mobilitazione di stopOPG continua: gli Opg, come i manicomi, sono incompatibili per loro natura con la tutela della salute mentale, le cure e la riabilitazione cui hanno diritto tutti cittadini.

31 gennaio 2013

p. Il comitato nazionale stopOPG
Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Francesca Moccia

Superamento OPG: dopo l’Intesa Stato Regioni, il CIPE delibera il riparto del finanziamento di parte corrente anno 2012

Entro 60 giorni (21 febbraio 2013) devono essere presentati al Ministero della Salute i programmi regionali 
(vedi allegato CIPE OPG 21 DIC 12).
Importante la “pressione” dei Comitati stopOPG regionali su Giunte, ASL e DSM.

Le proposte di StopOPG

 

 

Sequestri OPG di Montelupo e Barcellona P.d.G. disposti dalla Commissione d’inchiesta: il comunicato stampa di StopOPG

Roma 19 dicembre 2012

I sequestri degli Ospedali Psichiatri di Giudiziari a Montelupo Fiorentino e a Barcellona di Pozzo di Gotto, disposti oggi dalla Commissione d’inchiesta presieduta dal senatore Marino, confermano drammaticamente le condizioni indegne in cui sono tuttora costretti a vivere nostri concittadini all’interno degli ultimi residui manicomiali. E denunciano i ritardi e le inadempienze del governo e di molte regioni e Asl nell’attuare la chiusura degli OPG, previste dalle leggi del nostro Paese. Gli OPG, com’erano i manicomi, sono incompatibili per loro natura con le cure e la riabilitazione cui hanno diritto tutti cittadini.

Ma non dobbiamo accontentarci dei “provvedimenti di emergenza”. E anzi ora bisogna evitare soluzioni improvvisate: sarebbe, oltre al danno, una beffa che, per il superamento degli OPG, si aprissero in ogni regione “miniOPG” o manicomi regionali in cui internare di nuovo i malati. Perché le persone internate negli OPG non sono dei “pacchi” da trasferire da un “contenitore” ad un altro.

Sono persone che hanno diritto di essere riportate nella regione di appartenenza per ricevere un’assistenza individuale: con progetti terapeutico riabilitativi, differenziati a seconda del bisogno assistenziale, a cura del Dipartimento di Salute Mentale di residenza.

Percorsi che permettono le dimissioni, il ricovero, se necessario, in piccole strutture o comunità, e anche l’esecuzione della misura di sicurezza alternativa all’OPG. Come prevedono due sentenze della Corte Costituzionale e le leggi ancora non applicate. Le stesse leggi che assegnano finanziamenti speciali e aggiuntivi per chiudere gli OPG (38 milioni di euro per spese correnti quest’anno e 55 milioni dall’anno prossimo) e che non sono ancora stati utilizzati.

Stefano Cecconi

 

Comitato stopOPG regionale PUGLIA risponde alla Giunta regionale

In allegato la lettera del Comitato Regionale StopOPG Puglia

 

 

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