Comitato StopOPG Lombardia: lettera aperta ai candidati della regione sulla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

 

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno 2012 ha definito gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ”autentico orrore indegno di un paese appena civile”. 
 
Il 19 dicembre 2012 la Commissione d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale, presieduta dal senatore Marino, ha disposto che entro 30 giorni chiudano l’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto e il reparto  “Pesa” dell’OPG di Montelupo Fiorentino. 
 
A poche settimane dal termine per la chiusura degli opg prevista dall’art. 3 ter della L.9/2/12 , in una situazione di gravi ritardi, inadempienze, omissioni, il provvedimento di sequestro, ha rimesso al centro la denuncia delle inaccettabili condizioni “igieniche e strutturali” in cui vivono le persone  internate nei sei OPG italiani.
 
Ma la condizione in cui versano le persone, uomini e donne, internate va al di là del degrado  degli ambienti, perché riguarda anche il loro abbandono da parte dei servizi sanitari e sociali, la mancanza di un progetto, le proroghe collegate ad una mancata presa in carico, la violenza dell’istituto, il permanere di un percorso giuridico “speciale” che non riconosce diritti e responsabilità.
 
Per arrivare al superamento degli OPG, il Comitato Stopopg  indica le seguenti strade:
  1. la nomina di una autorità nazionale di garanzia, con funzioni commissariali ad acta, che avvii, indirizzi e monitori il percorso di superamento dell’opg, intervenga  presso le Regioni perché siano messi in connessione  i differenti livelli in gioco -Magistratura, Aziende sanitarie, Amministrazione penitenziaria, Enti Locali-,  e supporti le buone pratiche. Tale autorità – in considerazione della recente, definitiva ratifica da parte dell’Italia del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura  -  potrebbe anticipare l’esplicazione dei compiti del Garante delle persone private o limitate della/nella libertà; 
  2. i fondi stanziati dalla Legge 9/02/12 siano destinati ai Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), titolari del lavoro per la salute mentale su tutto il territorio nazionale, responsabili dei percorsi di cura, per l’attuazione di progetti individuali finalizzati alle dimissioni delle internate e degli internati, alternativi alla misura di sicurezza detentiva in OPG. Occorre che in alternativa all’OPG si offrano una gamma di soluzioni, dal rientro al proprio domicilio all’appartamento protetto, dall’inserimento in qualcuna delle strutture territoriali della salute mentale già esistenti alla realizzazione di piccole comunità di accoglienza, fino a soluzioni a maggior grado di protezione. 
  3. siano dimesse  “senza indugio” le persone in proroga per mancata presa in carico da parte dei DSM, sempre tenendo conto del fatto che le  persone internate negli OPG non sono ‘pacchi’ da trasferire da un ‘contenitore’ ad un altro; sono cittadini che hanno diritto di essere riportate nella regione di appartenenza per ricevere un’assistenza personalizzata secondo   progetti terapeutico riabilitativi, differenziati, a cura del DSM di residenza. E corrispondendo i  “dimissibili” a circa due terzi degli attuali internati, questo porterebbe alla chiusura di alcuni OPG. 
Il Comitato Stopopg , inoltre:
  • conferma che il definitivo superamento dell’OPG può attuarsi solo attraverso la modifica degli art.88 e 89 del codice penale e la fine del “doppio binario” per le persone con diagnosi psichiatrica che commettono reato
  • dice NO a strutture residenziali “speciali” per i dimessi dagli opg, veri e propri mini-opg dove inviare le persone in misura di sicurezza dopo il 31 marzo 2013 e NO alle “strutture interregionali” previste dal piano di riparto del Ministro Balduzzi che confermano l’abbandono  da parte dei DSM di persone particolarmente vulnerabili,a grave rischio di esclusione
  • dice NO al mantenimento di alcuni OPG, suddivisi in più moduli di 20 posti letto.
 
In  questa fase, insieme ai DSM (e le altre Unità Operative in grado di rispondere ai bisogni prevalenti dell’utenza), hanno una grande responsabilità le Regioni, in particolare quelle sedi di OPG e coordinatrici di bacino, che debbono vincolare l’uso dei finanziamenti, tanto di parte corrente che in conto capitale, a implementazione dei progetti dei DSM. A tale riguardo si propone che la Regione Lombardia attivi uno specifico progetto per la presa in carico delle persone con diagnosi psichiatrica autrici di reato, investendo nella formazione permanente di tutti gli operatori dei DSM. 
 
Nel complesso percorso che si è aperto, almeno fino a che non interverrà la modifica dei codici, i DSM devono offrire piena collaborazione per soluzioni concrete alternative all’internamento in OPG alla Magistratura, giudicante e di sorveglianza, cui compete la determinazione della forma in cui applicare la misura di sicurezza, e all’amministrazione penitenziaria, cui compete la vigilanza sulla loro esecuzione e la concorrenza nella predisposizione dei progetti riabilitativi.
 
Tutto questo si inscrive nella esigenza di scelte politiche che portino a una differente architettura dei servizi socio-sanitari, a partire da quelli dedicati alla tutela della salute in carcere: questo nel più ampio contesto di tutela dei diritti delle persone limitate nella libertà  - oggetto dell’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo che in termini assoluti proibisce la tortura o le pene o i trattamenti inumani e degradanti ed esclude la possibilità di deroghe o eccezioni - che nella coincidenza delle misure di sicurezza (Giustizia) con quelle psichiatriche (TSO e impiego della contenzione fisica) trova  ragioni di attenta considerazione. 
 
Per queste ragioni chiediamo a tutte le candidate e a tutti i candidati alla Camera, al Senato e al Consiglio Regionale della Regione Lombardia di impegnarsi già da ora in campagna elettorale, e una volta elette ed eletti, a dare soluzione alla disumana condizione delle persone internate negli ospedali psichiatrici giudiziari italiani.
 
Milano, 21 gennaio 2013

 

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