Presidente Napolitano: sulle condizioni delle carceri sono in gioco l’onore e il prestigio dell’Italia

 

"Sulle condizioni delle carceri sono in giuoco il prestigio e l'onore dell'Italia". 
"Ho più volte, e anche molto di recente, colto ogni occasione per denunciare l'insostenibilità della condizione delle carceri e di coloro che vi sono rinchiusi." 
 
Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incontrando nella rotonda del carcere di San Vittore i detenuti, il personale e i volontari. "E naturalmente - ha proseguito il Presidente Napolitano - avrei auspicato che i miei appelli fossero raccolti in misura maggiore di quanto non sia accaduto, ma vi posso assicurare che questo è accaduto per vari appelli del Presidente della Repubblica riguardanti anche altre questioni. Ho pensato tuttavia di dovere - raccogliendo l'invito rivoltomi a visitare San Vittore - levare nuovamente la mia voce dopo che sul tema è intervenuta ancora la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo con una condanna, mortificante come l'ho definita, per l'Italia".
 
"Il Presidente Tamburrino - ha aggiunto il Capo dello Stato - ha analizzato attentamente in un suo scritto la sentenza della CEDU, considerando dovere 'indefettibile e indifferibile', da parte nostra, darvi esecuzione. È in giuoco, come egli ha giustamente rilevato, 'una delle condizioni essenziali dello Stato di diritto'. Sono in giuoco - debbo dire nella mia responsabilità di Presidente della Repubblica - il prestigio e l'onore dell'Italia".
 
Per il Capo dello Stato "questa questione, e l'impegno inderogabile che ne discende, 
debbono essere ben presenti a tutte le forze politiche e ai cittadini-elettori anche nel momento in cui il nostro popolo è chiamato ad eleggere un nuovo Parlamento. Sia chiaro : sulle strade da scegliere, sugli indirizzi da perseguire in materia di legislazione penale e di politica penitenziaria e anche sulle risorse da impiegare, non solo da tagliare, esistono posizioni diverse tra uno schieramento e l'altro, tra un partito e l'altro. E io oggi non intendo dire nulla che possa anche solo apparire un'interferenza nel dibattito in corso, destinato poi a riaprirsi nelle nuove assemblee parlamentari. Il confronto non potrà non tenere conto di tutti i punti di vista e le proposte, comprese quelle contenute nella relazione presentata nello scorso novembre dalla speciale Commissione istituita dal CSM sui problemi della magistratura di sorveglianza. Ma di certo nessuna parte vorrà, anche in questo momento, negare la gravità dell'attuale realtà carceraria nel nostro paese, negare la gravità e l'urgenza della questione carceraria. Ed è già da considerarsi importante, per le decisioni da prendere liberamente nel futuro questo comune riconoscimento obbiettivo della gravità e urgenza estrema della questione carceraria".
 
Il Presidente Napolitano ha quindi ricordato che "la violazione che ci si addebita dell'articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo è imperniata sul parametro dello 'spazio vitale del detenuto' che non è oggi garantito nella nostra situazione penitenziaria. Si può aggiungere che il sovraffollamento degli istituti, le condizioni di vita degradanti che ne conseguono, i numerosi episodi di violenza e di autolesionismo - sintomo di una inaccettabile sofferenza esistenziale - le condotte di inquieta insofferenza o di triste indifferenza sempre più diffuse tra i reclusi, la mancata attuazione dunque delle regole penitenziarie europee confermano purtroppo la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell'articolo 27 della Costituzione Repubblicana sulla funzione rieducativa della pena e sul 'senso di umanità' cui debbono corrispondere i relativi trattamenti".
 
"Questa visita - ha rilevato il Capo dello Stato - e' un'occasione importante per rivolgere il giusto riconoscimento anche al lavoro diuturno svolto dagli uomini e dalla donne della polizia penitenziaria, che esercitano i loro compiti di custodia nella complessa realtà inframuraria con sensibilità, abnegazione e professionalità e desidero associarmi all'omaggio che ha tributato il Presidente Tamburrino alla memoria dei due caduti i cui figli sono oggi qui con noi. Analogo riconoscimento e apprezzamento va tributato a tutti quegli altri operatori, dai dirigenti degli istituti, agli assistenti sociali, agli educatori, agli psicologi, agli operatori dell'area sanitaria che profondono il loro impegno nel progettare e assecondare il percorso di rieducazione. Ne' possono essere trascurate le risorse e le disponibilità del volontariato e del terzo settore, particolarmente attivi in ambiente carcerario, il cui ruolo merita dunque di essere valorizzato".
 
"L'apertura del carcere alla istruzione, al lavoro, ai rapporti quotidiani con la comunità esterna, sono - ha sottolineato il Presidente Napolitano - un inizio di giustizia, un passo  indispensabile per consentire al condannato di raggiungere una più alta coscienza di sé, di generare la spinta morale verso la 'inclusione' nella realtà esterna: solo in tal modo, l'aspirazione al reinserimento può non essere una utopia e al reo viene offerta la opportunità del recupero sociale. Occorre peraltro prendere coscienza che la responsabilita' del trattamento e della risocializzazione non può essere affidata esclusivamente al personale dell'Amministrazione, ma deve estendersi e coinvolgere tutte le articolazioni sociali : dalla famiglia alla scuola, alle istituzioni religiose, alle associazioni di volontariato, al mondo del lavoro.
Al mondo imprenditoriale e alla cooperazione sociale - pur nell'attuale momento di crisi economica - va chiesto un adeguato supporto per i profili della formazione, dell'orientamento e dell'inserimento lavorativo".
"A brevissima distanza dalla conclusione del mio mandato di Presidente, ho voluto - ha concluso il suo intervento il Presidente della Repubblica - essere tra voi con sentimenti di sincera e meditata condivisione di problemi e di umane sofferenze di cui lo Stato repubblicano deve farsi carico con quella determinazione, coerenza e continuità che finora purtroppo non ha mostrato. Sofferenze di uomini e donne qui reclusi e, direi poi in modo particolarissimo, di donne che sono mamme e per di più sono anche straniere. Confido che la mia testimonianza e le mie parole di oggi possano essere raccolte da chi mi succederà nelle funzioni di Capo dello Stato e da tutte le istituzioni rappresentative, a cominciare dal Parlamento che sta per essere eletto".