Diritto alla Salute, spending review, universalismo: 6 luglio discussione pubblica: a Roma (Centro congressi Frentani) con Aldo Ancona, Renato Balduzzi, Pietro Barbieri, Giovanni Bissoni, Stefano Cecconi, Giuseppe Costa, Nerina Dirindin, Carlo Fiordaliso

 

 

Serve un Patto per contribuire alla crescita, al risanamento, alla riqualificazione del Servizio Socio Sanitario pubblico e universale.
La spending review ipotizzata dal Governo si configura come un’irrinunciabile opera di riqualificazione della spesa pubblica, per rendere sempre più appropriate le prestazioni del welfare socio sanitario ?
Oppure si propone di ridurre i confini della copertura pubblica e universale, e quindi i Livelli Essenziali concernenti i diritti di sociali e civili sanciti dalla nostra Costituzione ?
Serve una discussione e un confronto trasparente, tanto più se si vuole realizzare un intervento straordinario ed eccezionale, in piena crisi, per contribuire all’abbattimento del debito pubblico: quel “forno inceneritore” di miliardi di spesa per interessi, che potrebbero invece, a risanamento avvenuto, essere finalmente destinati a investimenti e ovviamente al welfare stesso.
Con i documenti sulla spending review il Governo indica per la sola spesa sanitaria una revisione su 97 miliardi di euro, pari all’89% della spesa sanitaria totale.
Ci preoccupa una spending review che, anziché rinnovarlo, dovesse ferire il modello di welfare socio sanitario italiano (europeo), caratterizzato, seppure in modo contradittorio, da un tendenziale universalismo. Sarebbe un tragico errore consegnare al mercato il compito di rispondere a bisogni umani (sanitari e sociali) finora affrontati prevalentemente con l’intervento, diretto o indiretto, pubblico.
I pesanti tagli lineari al finanziamento del welfare socio sanitario e i nuovi ticket, disposti dalle ultime manovre finanziarie, rischiano, già ora, di compromettere il diritto costituzionale alla salute e all’assistenza (se la sanità è in crisi l’assistenza sociale rischia addirittura di scomparire).
Mentre l’allarme, posto dai documenti del Governo, sulla crescita della spesa sanitaria è preoccupante perché infondato (si veda l’ultimo Rapporto della Corte dei Conti in materia*), ed è indice di un approccio che vede il welfare come un mero costo invece che un investimento per accrescere il benessere, la coesione sociale, l’occupazione e lo stesso PIL, indispensabile in tempo di crisi e necessario per la ripresa economica.
Siamo invece convinti che sia possibile, giusto e necessario riqualificare la spesa socio sanitaria (e siamo disponibili a contribuire). Peraltro l’esperienza di alcune regioni dimostra che la progressiva riorganizzazione dell’offerta del welfare, per avvicinarla sempre più ai bisogni dei cittadini, tagliando e riconvertendo spesa inappropriata, ha assicurato migliori livelli di assistenza e mantenuto in equilibrio i bilanci. Al contrario di quelle realtà dove il disavanzo di bilancio è sempre associato a peggiori risultati assistenziali.
Perciò la spending review non può essere un’operazione centralista calata dall’alto: deve considerare le diverse condizioni e i diversi comportamenti tra le regioni, e il legame tra bilancio economico e assistenziale. E deve distinguere tra operazioni a “breve termine” e altre che necessitano di tempi più lunghi per ottenere risultati duraturi. Altrimenti diventa un’operazione ragionieristica solo per ridurre la spesa.
Siamo consapevoli che il momento è difficilissimo, per questo serve affidare al nuovo Patto per la Salute un compito straordinario: assumere precisi impegni per mantenere la natura pubblica e universale del Servizio Sanitario Nazionale a garanzia dei diritti di cittadinanza, e così dare “un senso e un orientamento” alla spending review nei settori del wefare socio sanitario.
 

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