OPG maltrattamenti

Giuseppe Casu: non si può morire legati. Comunicato ASARP - Natascia Casu e Gisella Trincas

 
A.S.A.R.P
Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica
Comitato Verità e Giustizia per Giuseppe Casu
 
COMUNICATO STAMPA
Esprimiamo sconcerto e preoccupazione per l’esito del processo d’appello sulla vicenda del Signor Giuseppe Casu.                                       
Il Signor Giuseppe Casu è morto in un servizio pubblico ospedaliero (SPDC di Cagliari), mentre si trovava da 6 giorni legato, in un letto, mani e piedi.
Ad oggi, non risulta alcun colpevole per la morte di un uomo di 60 anni che entra sano in un ospedale pubblico che avrebbe dovuto tutelare la sua vita e la sua salute.
La contenzione non è un atto medico, come recita l’art. 1 della Legge 180/78 “…possono essere disposti dall’autorità sanitaria accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione…”
La contenzione è una offesa alla dignità della persona che la subisce ed è sintomo di grave inefficacia ed inefficienza dei servizi che la adottano, come affermato all’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’ Uomo “…nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani e degradanti…”
Noi non siamo giudici, siamo cittadini che usano o potranno usare i servizi di salute mentale e in questa veste un giudizio lo abbiamo emesso da tempo.
La città di Cagliari, e le sue istituzioni, non possono non interrogarsi su tali vicende, non possono ignorare la morte di un uomo in condizioni inumane.
La famiglia Casu continuerà a percorrere la strada giudiziaria, fino alla Cassazione e successivamente alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo. Si chiederà inoltre una audizione alla Commissione “Diritti Umani” del Senato.
La violazione dei diritti umani è questione che riguarda tutti i cittadini e tutte le organizzazioni, e richiede una precisa presa di posizione affinché nessuno possa più subire, in nessun luogo, trattamenti disumani e degradanti.
 
Cagliari 23 settembre 2013
 
Il Comitato Verità e Giustizia:  Natascia Casu
A.S.A.R.P:  Gisella Trincas
 

Un altro suicidio nell'Opg di Aversa.

Un'altra morte silenziosa che sembra non scuotere le coscienze.

Ci segnalano che la notte del 3 agosto Gilberto, uno degli attuali  centosessanta internati, si è suicidato impiccandosi con una striscia di lenzuolo  alle sbarre della sua cella. Era stato arrestato per una rapina, ma le sue condizioni psichiche al momento del reato avevano fatto si che il Magistrato ordinasse un periodo di internamento nella struttura di Aversa. Gilberto era una bella persona. Gilberto aveva partecipato al teatro-laboratorio  e aveva portato in scena la solitudine e la malinconia dell’Opg. Gilberto stava aspettando di andare in comunità , ma questa possibilità tardava a verificarsi. E allora Gilberto non ce l'ha fatta più e si è liberato da solo, mettendo fine alla sua pericolosità sociale.

Interrogazione parlamentare dell’onorevole Luisa BOSSA sulla morte di Francesco Mastrogiovanni

Francesco Mastrogiovanni, ricoverato nella struttura sanitaria con un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) e lì deceduto dopo ottanta ore passate legato ad un lettino.

ALTRA MORTE ALL’OPG DI BARCELLONA, StopOPG Sicilia: “SI ACCELERI PERCORSO CHIUSURA”

 “L’ ennesima morte, a distanza di pochi giorni dall’ ultima, nell’ ospedale pschiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto conferma una situazione insostenibile che va subito affrontata accelerando il percorso che deve portare alla chiusura di questa struttura”: lo dice Elvira Morana, del Comitato StopOpg,  a proposito del decesso di un internato nell’Opg della citta’ del messinese. “ Su questa morte- aggiunge Morana- chiediamo sia fatta chiarezza. Sollecitiamo inoltre- prosegue-  l’immediato ripristino di condizioni di civilta’, cosa che significa piani di cura individualizzati in contesti del tutto diversi dagli Opg, che, come e’ ampiamente dimostrato, non fanno altro che aggravare la condizione delle persone fino alla morte”.

Un altro internato suicida all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto

 

Comunicato stampa - 2 luglio 2012

A Barcellona Pozzo di Gotto si è consumata l'ennesima tragedia all’interno di un Ospedale Psichiatrico Giudiziario: un internato (vengono chiamate proprio così le persone richiuse) si è impiccato.

Si aggiorna così il triste bollettino dei suicidi negli OPG italiani.

L’uomo, nonostante potesse rientrare tra le persone che anche l’ultima legge sugli OPG (la n. 9 del 2012) dichiara “dimissibili senza indugio”, aveva subìto due proroghe della misura di sicurezza. In molti casi ciò accade quando la Magistratura di sorveglianza non riceve una proposta di reinserimento da parte dell’Asl di appartenenza. Così anziché essere liberato e assistito, com’era suo diritto, quell’uomo è rimasto rinchiuso fino alla morte. E allora innanzitutto bisogna accertare perché sono state disposte ben due proroghe.

StopOPG denuncia i ritardi con cui si procede nella chiusura degli OPG e nella costruzione di percorsi davvero alternativi: in particolare bisogna che le Asl (Dipartimenti di Salute Mentale) organizzino la presa in carico delle persone internate, anche per consentirne le dimissioni dentro progetti terapeutico riabilitativi individuali. E per questo è inconcepibile che non sia ancora avvenuto il riparto tra le regioni dei finanziamenti che proprio a questo scopo l’ultima legge aveva stanziato (38 milioni disponibili già nel 2012 e 55 milioni dal 2013).

Gli Opg si confermano luoghi di morte, di sofferenza e di privazioni: non è più possibile rinviare interventi risolutivi.

Elvira Morana (p. stopOPG Sicilia)

Stefano Cecconi (p. stopOPG nazionale)       
 

Interrogazione parlamentare della deputata on. Luisa Bossa sull'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa e sulla chiusura degli OPG

Interrogazione a risposta in commissione
Al Ministro della Salute
Dall’on. Luisa Bossa

Per sapere, premesso che:

Lo scorso sette giugno, un internato nell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, nel Casertano, è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Sebastiano con gravi ustioni su tutto il corpo;

L'uomo è internato nel reparto otto bis dell'Opg di Aversa e, per motivi in corso di accertamento, è stato aggredito dai compagni di stanza che, dopo averlo picchiato, gli avrebbero dato fuoco usando una bomboletta di gas;

Le sue condizioni sarebbero gravi e riaprono con forza una discussione sulle condizioni di queste strutture che dovrebbero essere di cura ma sono state trasformare in luoghi di terribile reclusione;

nei giorni scorsi, presso l’Opg di Aversa, si è recato in visita un consigliere regionale della Campania, unitamente ad una troupe televisiva; è stato documentato uno stato di totale degrado e di abbandono;
Il “Filippo Saporito” di Aversa è tra le strutture più grandi d’Europa; vi sono internate poco meno di 200 persone in sette padiglioni; per loro, solo reclusione e quasi nessuna cura, in condizioni di grave rischio igienico, di promiscuità, di mancanza di spazi, e di tutele sanitarie;

La maggior parte delle persone che si trovano nell’Opg di Aversa hanno commesso piccoli reati: maltrattamenti violenti, estorsioni in famiglia, violenza a pubblico ufficiale; i reclusi arrivano con una misura temporanea di sicurezza che ha una durata minima di sei mesi, ma che in teoria può anche non finire mai, visto che mancano programmi di sostegno alle famiglie e piani di cura presso i Dipartimenti di salute mentale;

la mancanza di personale, l’assenza di piani di cura personalizzati, le condizioni di degrado hanno trasformato di fatto l’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa in una struttura di pura reclusione, senza alcun aspetto sanitario, di brutale internamento che non dà speranze, progetti, prospettive, e si traduce in una riedizione moderna dei vecchi manicomi;

l’articolo 3 ter della legge n. 9 del 17 febbraio 2012 fissa al primo febbraio 2013 il termine per il completamento del processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) in applicazione delle norme già esistenti; entro tale data, le regioni devono organizzare e disciplinare il superamento degli Opg, attraverso le aziende sanitarie, con la presa in carico da parte dei dipartimenti di salute mentale dei soggetti attualmente presenti negli Opg;
 
le Regioni appaiono fortemente impreparate rispetto a queste scadenze; esiste una forte preoccupazione: la creazione di nuove strutture, che prefigurino la riproduzione, in miniatura, dei manicomi giudiziari, avallando l’equazione sofferenza mentale = pericolosità, che da oltre trent’anni la legge 180 tenta radicalmente di rovesciare;

dal Ministro se è a conoscenza della drammatica situazione dell’Opg di Aversa (Caserta) e cosa il Governo intenda fare perché sia rispettato lo spirito della norma che ha voluto creare, negli Ospedali psichiatrici giudiziari, luoghi di cura e non solo di reclusione; quali iniziative si stanno assumendo per verificare che le Regioni realizzino, senza indugio, la riforma che chiude gli Opg per garantire una presa in carico dei malati dai Dipartimenti di salute mentale, in modo da assicurare quel diritto alla cura, e al reinserimento sociale, fissato dalla Costituzione e dalla normativa vigente.

Il carcere manicomio. Le carceri in Italia tra violenza, pietà, affari e camicie di forza.

di Salvatore Verde - Casa editrice SENSIBILI ALLE FOGLIE  
 
Questo libro denuncia la proliferazione di nuovi luoghi dell'internamento, indotta dal precipitare verso la forma carcere/manicomio di quel vasto panorama di istituzioni sociali nate con l'affermarsi dello stato sociale, e che avevano il compito di governare il disagio, la sofferenza, la devianza, la diversità. Poichè si tratta di una dinamica estesa, diffusa, tendenzialmente prevalente, che dalla prigione e verso la prigione costruisce nuovi saperi e poteri di gestione della crisi sociale contemporanea, bisogna moltiplicare le vigilanze democratiche, le azioni di tutela, le pratiche di aiuto, a tutta quella umanità che è vittima, parafrasando Franco Basaglia, dei "Crimini di pace".
 
Il testo può essere scaricato gratuitamente o acquistato online andando sul sito http://www.ilcarceremanicomio.it/ 

Un internato dell'Opg di Aversa racconta: "ho visto cose inaudite". Testimonianza audio.

da www.redattoresociale.it
Ezio Rossi ha scontato 32 anni di carcere per reati commessi in gioventù. La sentenza che lo ha condannato, oltre alla misura carceraria, ne stabiliva una accessoria, misura di sicurezza consistente in tre anni in "una casa di cura e custodia". Quest'ultima misura, comminata a Ezio Rossi per consumo di hascish - parliamo sempre del 1977 - è passata in esecuzione nel 2008, dopo che Ezio aveva saldato il proprio conto con la giustizia. "In questi anni ne ho viste di tutti i colori, dai carceri di massima sicurezza alle rivolte, violenze e aberrazioni di tutti i tipi. Non ho mai avuto paura di nulla, ma quando sono entrato nell'Opg di Aversa allora sì che mi sono spaventato”. Così Ezio Rossi racconta la propria esperienza nell’Ospedale psichiatrico giudiziario, un viaggio nell'orrore e nella disperazione, dove ogni umanità è annullata, ogni speranza di benessere preclusa, qualsiasi percorso terapeutico improponibile. A giugno scadono i tre anni disposti per Ezio, ma lui, che a tutt'oggi risiede in una comunità protetta, sa che il giudice può stabilirne la proroga di sei mesi in sei mesi, senza limiti, in maniera del tutto discrezionale.
Testimonianza raccolta dall’Agenzia Amisnet in occasione della protesta promossa dalla campagna “Stop opg” di fronte all’Opg di Aversa (17 maggio 2011).

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