OPG superamento

Rassegna Stampa del 10 febbraio 2012

in Allegato

La Repubblica
Addio manicomi giudiziari. Da oggi 1000 detenuti in cerca di una seconda vita. di Alberto Custodero

Emendamento sugli OPG nel Decreto "emergenza carceri": iniziativa di stopOPG su Governo, Parlamento, Conferenza delle Regioni

L’approvazione da parte del Senato dell’emendamento - articolo 3 ter del Disegno di legge sull’”emergenza carceri” - ha fissato un termine per il superamento degli OPG.

Luoghi sui quali i l Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è così espresso: “estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici giudiziari, inconcepibile in qualsiasi paese appena, appena civile”.

Entro il 1.2.2013 dovranno essere applicate le norme già esistenti.

Tuttavia p reoccupa “l’effetto paradosso” che rischia di avere l’emendamento approvato dal Senato, e ora in discussione alla Camera.

E serve un’iniziativa per abolire gli articoli del codice penale sull’imputabilità del malato di mente autore di reato .

Perciò stopOPG ha scritto a Governo, Conferenza delle Regioni e Parlamento:

  • Lettera al Ministro della Salute Renato Balduzzi
  • Lettera al Presidente della Conferenza delle Regioni e P.A. Vasco Errani
  • Lettera ai Capigruppo Camera dei Deputati
  • Lettera al Senatore Marino - Commissione sull'efficacia e l'efficienza del SSN

Lettera di Cesare Bondioli sul Decreto di chiusura degli OPG.

Responsabile Nazionale Carceri e OPG di Psichiatria Democratica

Comunicato stampa del comitato StopOPG sull'approvazione da parte del Senato per la chiusura degli OPG

Comunicato stampa del comitato “StopOpg”
Il Senato fissa un termine per applicare, finalmente, le leggi sulla chiusura degli attuali Ospedali Psichiatrici Giudiziari, è positivo ma attenzione, non si aprano ora "mini OPG", assistere e curare ogni persona senza internare mai più

Roma, 26 Gennaio 2012
Il Senato ha approvato l’emendamento che fissa a marzo 2013 il termine per attuare le leggi vigenti sulla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. E' un fatto positivo, ma bisogna evitare che ora al posto degli OPG nascano "mini OPG", magari uno in ogni regione.
Abbiamo già espresso la preoccupazione che le strutture residenziali previste in sostituzione dei vecchi OPG finiscano per riprodurre situazioni simili agli ospedali psichiatrici. E che le persone restino internate, in strutture certo meno fatiscenti ma pur sempre in luoghi di internamento. Mentre l'alternativa all'OPG, come per i manicomi, è offrire ad ogni persona un percorso di cura, di assistenza e di inclusione sociale nel territorio, e non solo il ricovero in strutture, che finisce per escludere e recludere.
Per questo il voto del Senato ci spinge a insistere con il Governo, la Conferenza delle Regioni e nelle singole Regioni: con la campagna "un volto, un nome", per restituire cittadinanza ad ogni persona.
E quindi anche a proporre l’urgenza di una legge che abolisca definitivamente l’istituto giuridico dell’OPG.

Comunicato stampa del comitato “StopOpg” sull'approvazione da parte del Senato della chiusura degli OPG

Comunicato stampa del comitato “StopOpg”
Il Senato fissa un termine per applicare, finalmente, le leggi sulla chiusura degli attuali Ospedali Psichiatrici Giudiziari, è positivo ma attenzione, non si aprano ora "mini OPG", assistere e curare ogni persona senza internare mai più.

Roma, 26 Gennaio 2012
Il Senato ha approvato l’emendamento che fissa a marzo 2013 il termine per attuare le leggi vigenti sulla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. E' un fatto positivo, ma bisogna evitare che ora al posto degli OPG nascano "mini OPG", magari uno in ogni regione.
Abbiamo già espresso la preoccupazione che le strutture residenziali previste in sostituzione dei vecchi OPG finiscano per riprodurre situazioni simili agli ospedali psichiatrici. E che le persone restino internate, in strutture certo meno fatiscenti ma pur sempre in luoghi di internamento. Mentre l'alternativa all'OPG, come per i manicomi, è offrire ad ogni persona un percorso di cura, di assistenza e di inclusione sociale nel territorio, e non solo il ricovero in strutture, che finisce per escludere e recludere.
Per questo il voto del Senato ci spinge a insistere con il Governo, la Conferenza delle Regioni e nelle singole Regioni: con la campagna "un volto, un nome", per restituire cittadinanza ad ogni persona. E quindi anche a proporre l’urgenza di una legge che abolisca definitivamente l’istituto giuridico dell’OPG.

 

 

 

 

 

Dagli Opg ai mini Opg? di Roberto Loddo, StopOPG Sardegna

di Roberto Loddo

E’ nei dettagli che il diavolo nasconde la sua coda. Il 25 gennaio, proprio alla vigilia della riunione del comitato nazionale “Stop Opg”, il Senato approva il Decreto Carceri, e con l’emendamento presentato da “Ignazio Marino e altri senatori” finalmente viene fissato un termine, marzo 2013, per applicare le leggi sulla chiusura degli attuali Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Comunque lo si giudichi, l’emendamento approvato dal Senato, se diventerà legge, purtroppo non abolirà gli Opg. Li moltiplica. Ma il lavoro condotto dal Senatore Marino non è stato inutile. Alla commissione parlamentare per l’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale e ai senatori firmatari dell’emendamento va comunque il merito di aver acceso i riflettori su una vicenda che rischiava di essere sepolta come le persone internate. Grazie anche al monito del Presidente della Repubblica, alle sanzioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e all’attenzione mediatica di importanti trasmissioni televisive d’inchiesta. Nessuno può più dire di non sapere. L’orrore, oggi è sotto gli occhi di tutti. E tutti sanno che gli Opg non sono né ospedali, né luoghi di cura. Sono luoghi di morte, privazione e sofferenza in cui le persone vengono imprigionate sulla base di una obsoleta concezione della malattia mentale.
Un’ottica di riduzione del danno parrebbe ispirare la logica politica dell’emendamento approvato, che forse, trasformerà gli Opg in qualcosa di meno orribile, con strutture meno fatiscenti, ma pur sempre luoghi di segregazione, reclusione e internamento. Il rischio è che ora al posto dei 6 Opg, nascano 20 mini Opg, privati. Magari uno in ogni regione e magari qualcuno anche in Sardegna. Non basta, infatti, cambiare il vestito agli Opg, è necessario agire su due livelli. A livello nazionale, perché il parlamento abolisca alla radice l’istituto giuridico dell’Opg e modifichi le modalità di internamento delle persone (articoli 88 e 89 del codice penale). E a livello territoriale, su quei dipartimenti di salute mentale incapaci di prendersi cura di questi cittadini e responsabili dell’invio delle persone negli Opg. Le risorse finanziarie utilizzate per segregare e torturare queste persone potrebbero essere utilizzate per offrire ad ognuno di loro un percorso di accoglienza, cura, assistenza e inclusione sociale nel proprio territorio. Proprio come rivendicato dalla campagna “Un volto, Un nome” lanciata dal comitato sardo “Stop Opg” che chiede alla Regione Sardegna, alle Asl e i Dipartimenti di Salute Mentale, di mobilitarsi per assistere e curare i nostri cittadini sardi internati. Per evitare che il loro ritorno avvenga attraverso la costruzione di “piccoli manicomi” mascherati da strutture terapeutiche.
Lo Stato deve occuparsi dei cittadini per ciò che fanno o per ciò che sono? Michel Foucault avrebbe dovuto porre questa domanda ai nostri attuali legislatori. In questi anni abbiamo assistito a una vera e propria trasformazione dello Stato di diritto, risvegliandoci in un sistema della giustizia che non giudica più i fatti ma le persone, la loro storia familiare e le loro condizioni di vita. Una giustizia che sacrifica le persone in nome della paura, del pregiudizio e dell’ignoranza. Complice anche un codice penale che è un residuo del regime fascista e che permette una scandalosa connessione tra sofferenza mentale e pericolosità sociale. Gli internati appartengono tutti a una categoria sociale: sono poveri. Sono persone a cui è stato tolto il diritto all’espiazione della pena in nome della prevenzione della loro pericolosità. Il fondamento giuridico di questa famigerata “misura di sicurezza” si basa sulla privazione della libertà a tempo indeterminato, perché non si è in grado di “intendere e di volere”. Una sanzione che assomiglia a una tortura “eterna”, immaginata per prevenire comportamenti che la persona dovrebbe attuare in un determinato futuro. Non mi interessa ciò che hai fatto, mi interessa ciò che potresti fare. Una mostruosità giuridica, perché la pericolosità sociale non ha nessuna valenza scientifica ed è un’ipotesi indimostrabile. E se fosse la nostra società ad essere socialmente pericolosa e priva di senso?  

 

L'Articolo su www.manifestosardo.org

Comunicato di Psichiatria Democratica sugli OPG "E' NECESSARIO UN REGOLAMENTO ATTUATIVO PER CHIUDERE GLI OPG"

PSICHIATRIA DEMOCRATICA

E' NECESSARIO UN REGOLAMENTO ATTUATIVO PER CHIUDERE GLI OPG.
Per Emilio LUPO, Cesare BONDIOLI E Luigi ATTENASIO di Psichiatria Democratica (PD), il riconoscimento da parte del Senato che gli OPG vanno chiusi al più presto, è un fatto politico importante, anche se -ammoniscono i tre Dirigenti di PD - il processo di deistituzionalizzazione è soltanto all'inizio.
Per PD non bisogna avere indugio alcuno e puntare dritti all'obiettivo, concretamente , attraverso un programma-percorso che preveda quanto segue:

1) Che il Governo emani - dopo l'approvazione del testo anche da parte del Parlamento - un Regolamento attuativo che detti tempi e modi del processo di dismissione, d'intesa con le Regioni e con il coordinamento del Presidente Errani ;
2) Che si costituiscano Uffici ed Equipes di dismissione (task force) - a tempo - per ciascuna struttura e in tutti i DSM, quali reali strumenti operativi e di collegamento tra le realtà interne e quelle esterne, al fine di rendere effettivi i progetti personalizzati.
3) Che, coerentemente allo spirito che ha informato dapprima la Commissione Marino e poi il Senato, si proceda - con tutta urgenza - ad affrontare nell'immediato il tema della gestione della misura di sicurezza per la pericolosità sociale da infermità mentale, di cui proponiamo l'abolizione, nonchè la revisione dell'istituto dell'imputabilità/inimputabilità per infermità mentale.

30 gennaio 2012 

Un giovane muore nell’OPG di Montelupo. Una mamma, per caso, scopre che esistono i manicomi criminali. E scrive al Cardinale Martini, che risponde …

Gentile Cardinal Martini, vivo nella civile Toscana, vicino a Firenze. Ho ignorato l’esistenza dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino fino a quando ho letto su un quotidiano locale una breve notizia di cronaca. Un ragazzo di 28 anni, ligure, si era suicidato inalando del gas. Mio figlio ha la stessa età: la mia mente di mamma ha subito immaginato un ragazzo fragile, paralizzato dalla paura, solo in un carcere. Pensavo infatti si trattasse di una vittima del carcere, ma ho scoperto invece che era vittima di qualcosa di peggio, di un manicomio criminale. Non sapendo cosa fosse un ospedale psichiatrico giudiziario ho iniziato a informarmi e mi sono imbattuta su Internet in un video girato da una commissione del Senato.
Non sono riuscita a guardarlo tutto, perché la desolazione e lo sconforto si sono fatti troppo pesanti. Le pareti scrostate, le docce luride e spoglie, l’aria lugubre delle celle umide dove giacevano raggomitolati tanti uomini dall’aria spenta o disperata. Forse una volta sono stati bambini e ragazzi «normali», con una famiglia, degli amici, la scuola, i libri. Credo che nessun crimine possa giustificare che una persona venga umiliata e privata di dignità e cure. A queste persone si è inflitta una punizione inesorabile, senza possibilità di riscatto. D’un tratto, eminenza, mi sono sentita sporca e colpevole: come possiamo continuare a vivere tranquilli quando sappiamo che nel nostro Paese ci sono antri dell’orrore come questi? Non dovremmo impegnarci tutti, a tutti i livelli, per cancellare una simile vergogna?
(Lettera firmata, Firenze)

Lei esprime i sentimenti che ciascuno proverebbe al suo posto davanti a simili scene. Non sono mai stato personalmente in un ospedale psichiatrico giudiziario, perché nella diocesi di Milano c’erano solo i penitenziari. La descrizione che Lei ne fa nella sua lettera mi ha colpito molto. Mi sembrano scene viste nei lager della Seconda guerra mondiale e mi sembra impossibile che esistano ancora oggi luoghi tanto terribili. Ma se ci sono è evidente che esistono ancora uomini e donne che non sono considerati tali. I cui delitti sono considerati più grandi della loro stessa dignità umana. Vorrei gridare ancora una volta che l’uomo è più grande del suo peccato, l’uomo è più dei suoi errori, l’uomo per quanto colpevole rimane uomo. Le sue fragilità, i drammi che lo abitano, le mostruosità che può aver commesso, offuscano, sbiadiscono, ma non cancellano la sua dignità che, anzi, la società è chiamata a ricostruire, a pulire, a educare, a medicare. Dice Gesù: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti ma i peccatori» (Mc 2,17). E se la società ha il dovere della giustizia, essa è mirata a recuperare tutto il possibile dell’umano che c’è in ogni uomo, tutto il bene rimasto in esso. Chi lascia l’uomo nella sua colpevolezza, chi lo scolpisce dentro di essa, non è molto diverso dal colpevole stesso.
Auspico che il mondo sintonizzi il suo cuore con quello dello scrivente e che mai avvenga, per questioni di danaro o di semplice disinteresse, che uomini e donne siano abbandonati ai loro errori e alle loro malattie.
di Carlo Maria Martini
(da “Il Corriere della Sera” del 29 gennaio 2012) 

I nuovi vestiti degli Ospedali psichiatrici giudiziari (a proposito una legge molto "pericolosa")

di Franco Rotelli
Presidente della Conferenza Permanente della Salute Mentale nel Mondo "Franco Basaglia"
 

Incontro del Comitato StopOpg del 26 Gennaio 2012 a Roma - Il comunicato stampa, il report dell'incontro e il video-servizio di CGILTV

IL COMUNICATO STAMPA

Il Senato fissa un termine per applicare, finalmente, le leggi sulla chiusura degli attuali Ospedali Psichiatrici Giudiziari, è positivo ma attenzione, non si aprano ora "mini OPG", assistere e curare ogni persona senza internare mai più.
Il Senato ha approvato l'emendamento che fissa a marzo 2013 il termine per attuare le leggi vigenti sulla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. E' un fatto positivo, ma bisogna evitare che ora al posto degli OPG nascano "mini OPG", magari uno in ogni regione.

Abbiamo già espresso la preoccupazione che le strutture residenziali previste in sostituzione dei vecchi OPG finiscano per riprodurre situazioni simili agli ospedali psichiatrici. E che le persone restino internate, in strutture certo meno fatiscenti ma pur sempre in luoghi di internamento.

Mentre l'alternativa all'OPG, come per i manicomi, è offrire ad ogni persona un percorso di cura, di assistenza e di inclusione sociale nel territorio, e non solo il ricovero in strutture, che finisce per escludere e recludere.

Per questo il voto del Senato ci spinge a insistere con il Governo, la Conferenza delle Regioni e nelle singole Regioni: con la campagna "un volto, un nome", per restituire cittadinanza ad ogni persona. E quindi anche a proporre l'urgenza di una legge che abolisca definitivamente l'istituto giuridico dell'OPG.

 

IL REPORT DELL' INCONTRO

 

Il video del servizio della CGIL TV

GIOVEDI' 26 gennaio, a ROMA, incontro del Comitato promotore di StopOPG

GIOVEDI' 26 gennaio, a ROMA, incontro del Comitato promotore di StopOPG "aperto a quanti vogliono dare il loro contributo" per l'abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dalle ore 10 alle ore 16 presso il Centro Congressi di via dei Frentani , 4

All'ordine del giorno:

  • la presentazione della campagna - che si svolge principalmente a livello regionale - "UN VOLTO UN NOME", e la nascita de i Comitati "stopOPG" in ogni regione.
  • una discussione, di tipo seminariale, sulla questione dell'"imputabilità" e in generale sugli aspetti normativi (compreso l'emendamento OPG al Deceto Carceri approvato in Commissione Giusitizia al Senato presentato da "Ignazio Marino e altri senatori").

Oltre ai rappresentanti delle Associazioni componenti il Comitato promotore nazionale di StopOPG hanno assicurato il loro intervento: Luigi Benevelli, Peppe Dell'Acqua, Francesco Maisto, Sergio Moccia, Mauro Palma, Donatella Poretti, Franco Rotelli e altri che aggiungeremo ...

Sono stati invitati a intervenire:
Ignazio Marino presidente della Commissione d'Inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del SSN e i Senatori componenti la commissione.
Il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, il Ministro della Salute Renato Balduzzi, la Ministra della Giustizia Paola Severino Di Benedetto
 

Abdou Lahat Diop è un uomo libero. Risultato importante per il comitato sardo StopOpg, che continua la campagna per l'abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Comunicato

 Cagliari, Mercoledì 18 gennaio 2012.

Da oggi Abdou Lahat Diop può sentirsi nuovamente un uomo libero. Il giudice del tribunale di Oristano ha pronunciato una sentenza di assoluzione perché al momento del fatto Abdou non risultava in grado di intendere e di volere. Ora Abdou Lahat è un cittadino libero a tutti gli effetti. Nei prossimi giorni tutte le organizzazioni aderenti al comitato metteranno in campo iniziative di raccolta fondi per sostenere le spese legali e organizzative.

L'avvocato Dario Sarigu, legale di Abdou, durante l'udienza ha presentato la richiesta di disponibilità ad accogliere temporaneamente Abdou Lahat Diop presso la struttura residenziale del centro sardo di solidarietà - associazione "l'Aquilone" di Cagliari. Il presidente dell'associazione "L'Aquilone" Don Carlo Follesa, sensibile alle istanze del comitato, in presenza dei rappresentanti del comitato sardo "Stop Opg" Gisella Trincas e Roberto Loddo, ha sottoscritto il documento di disponibilità all'accoglienza temporanea di Abdou per tutto il periodo della libertà vigilata senza prescrizioni. Ringraziamo del sostegno la comunità senegalese, tutte le organizzazioni e i liberi cittadini sensibili al rispetto dei diritti civili che hanno sostenuto le iniziative di mobilitazione. Cosi come ci siamo mobilitati per Abdou Lahat, chiediamo che rimanga altissima la vigilanza e la segnalazione di casi simili perché fino a quando non chiuderanno definitivamente gli Opg, nessun cittadino deve essere più internato.

Invitiamo tutti a continuare con noi questa battaglia di legalità, Il 26 Gennaio saremo a Roma alla riunione del comitato nazionale per avviare la campagna nazionale “Un Volto, Un Nome”, perché sono ancora 35 i cittadini sardi ancora internati negli OPG della penisola. Un orrore che deve essere cancellato definitivamente dal Governo e dal Parlamento. Per questo motivo, come comitato sardo “Stop Opg” chiediamo che la Regione Sardegna, insieme alle Asl e i Dipartimenti di Salute Mentale, si mobilitino per assistere e curare i nostri cittadini sardi internati, nei propri luoghi di residenza. Vogliamo evitare che il loro ritorno avvenga attraverso la costruzione di "piccoli manicomi" mascherati da strutture terapeutiche. Vogliamo che la loro accoglienza sia connessa alla reale attivazione di progetti e percorsi individuali di recupero e reinserimento sociale.

La segreteria organizzativa del comitato sardo “Stop Opg”

Gisella Trincas - Roberto Loddo

stopopgsardegna@gmail.com
http://stopopgsardegna.com/

Organizzazioni aderenti al Comitato Sardegna STOP OPG: Associazione Sarda per l'Attuazione della Riforma Psichiatrica, Associazione “5 Novembre”, Forum Sardo Salute Mentale, Cgil Sarda, SOS Sanità Sardegna, Assemblea Territoriale di Cittadinanza Attiva, Tribunale per i diritti del Malato Sede di Cagliari, Associazione Culturale “Art Meeting”, Cooperativa Sociale “I Girasoli”, Cooperativa Sociale “Asarp Uno”, Arci Sardegna, Rivista di cultura poetica "Coloris de Limbas", SPI CGIL Sardegna, Cooperativa Sociale “Il Giardino di Clara”, Cooperativa Sociale “Giardino Aperto”, Comunità Casamatta, Associazione art.21, Conferenza Volontariato Giustizia della Sardegna, AUSER. Rivista “Sociale e Salute”, Associazione “Progrè” Comitato “A Casa mia”, USB Unione Sindacale di Base, ABC Associazione Bambini Celebrolesi, Asecon Ong, Sviluppo e Territorio – Società Cooperativa Sociale arl di tibo B, ASCE Associazione Sarda Contro l'Emarginazione. Comunità senegalese in Sardegna.

 

 

 

Bene il voto del Senato sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ma continua la mobilitazione di StopOPG

L’emendamento approvato dalla Commissione Giustizia del Senato, che fissa a marzo 2013 il termine per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari - presentato da Ignazio Marino, Maritati e Casson sul Decreto Carceri - è una nuova tappa del faticoso percorso per abolire definitivamente gli OPG, ma il traguardo è ancora lontano.

L’attenzione e l’impegno, dai lavori della commissione Marino al voto del Senato di oggi, che continua per risolvere la drammatica situazione di 1.500 nostri concittadini “ dimenticati e a volte condannati ad un ergastolo bianco” lascia aperta la speranza. Anche se in realtà le norme che stabiliscono il superamento degli OPG esistono già ma non sono ancora state applicate; ora questa nuova legge fissa un nuovo termine perché ciò finalmente accada.

In particolare, vengono previsti impegni per ogni regione, per la creazione di nuove strutture residenziali psichiatriche in cui trasferire gli internati. E’ indispensabile precisare di cosa si tratta, per evitare di aprire, al posto degli attuali OPG, dei nuovi Ospedali Psichiatrici. Abbiamo preoccupazione che le strutture residenziali previste, od agglomerati di queste nello stesso sito, possano riprodurre situazioni simili ai vecchi ospedali psichiatrici. Mentre i manicomi sono stati aboliti proprio in quanto destinati a riprodurre - per la loro natura - disagio, sofferenza e devianza. Sono stati aboliti perché sono una risposta sbagliata in termini di cura. E’ certamente fondamentale garantire subito dei luoghi decorosi, per rispettare la dignità delle persone oggi internate in luoghi indegni. Ma bisogna, ed è possibile, farlo senza riaprire manicomi (piccoli o grandi che siano).

Il vero obiettivo, per ogni internato, è avere un percorso personalizzato di assistenza esterno, finalizzato al reinserimento e al sostegno in ambiti, non solo residenziali, alternativi all’OPG, e certamente non in strutture analoghe allo stesso per logica ed organizzazione.  

Per questo stopOPG continua la mobilitazione, verso il Governo e verso Regioni, ASL e Comuni: responsabili di organizzare la presa in carico delle persone internate, per curarle e assisterle nel territorio di residenza, come prevedono le norme e indicano le ripetute sentenze della Corte Costituzionale. Sapendo che serve investire nei servizi socio sanitari nel territorio, a partire dai Dipartimenti di Salute Mentale.

Infine, è importante non dimenticare l’impegno già assunto dal Senato per avviare anche un percorso di modifiche legislative, per superare l’istituto giuridico dell’OPG.

Continua perciò la mobilitazione di StopOPG.

 

p. StopOPG

Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Fabrizio Rossetti 

Ivan: rinchiuso a Castiglione dello Stiviere dal 26 settembre 2010. La lettera dei genitori inviata alla redazione di StopOPG

Siamo i genitori di Ivan che si trova rinchiuso a Castiglione dello Stiviere dal 26 settembre 2010 per un episodio avvenuto nel luglio 2009. In seguito a perizia psichiatrica richiesta dal magistrato, dalla quale risultava che non si poteva escludere in futuro la "pericolosità sociale", il giudice per le indagini preliminari ha deciso il ricovero in OPG come misura cautelare in attesa di processo.
L'udienza si è tenuta dopo 14 mesi al Tribunale di Mantova (Sentenza il 17 Novembre 2011), con assoluzione dal capo di imputazione principale (Rapina) e la condanna a 3 mesi per il capo accessorio (Aggressività nei confronti del padre) e la misura di sicurezza di ulteriori 6 mesi di permanenza in Opg per la possibilità della pericolosità sociale.
… intendiamo aderire alla campagna Un volto un nome promossa da StopOpg, con motivazioni meglio specificate nel documento I GIORNI CONTATI.
Enzo e Mara

 

 

I GIORNI CONTATI

Tutti noi abbiamo i giorni contati meticolosamente: oggetti più o meno tecnologici, dal cellulare al display dell’automobile, dal cartellino sul posto di lavoro al calendario digitale, scandiscono le ore e i giorni della nostra vita; le persone che ci stanno accanto e attorno, gli appuntamenti dal dottore o dal commercialista, il pagamento dell’ICI o del bollo della macchina accompagnano il trascorrere del nostro tempo con il mutevole alternarsi delle stagioni.
Chi conta i giorni delle persone che vivono negli OPG, strutture a doppio comando tra Giustizia (nella sostanza) e Sanità (pura forma spesso vuota)?
Certamente non i giudici che se ne occupano. Per loro il tempo della misura cautelare non viene messo in conto; dati i tempi della giustizia, possono restare in attesa di processo 14, 16, 18 mesi anche, internati in questi luoghi in uno stato definito “provvisorio”: che significa in buona sostanza “nessuna definizione di un programma “, nessun permesso di uscita neppure accompagnati da personale interno, i giorni che si succedono uno dopo l’altro tutti uguali: tutti ugualmente vuoti.

E quando finalmente si arriva alla sentenza (esempio: assoluzione dall’imputazione principale, condanna di 3 mesi per una sciocchezza collaterale, una di quelle cose nelle quali le persone con problemi psichici sono maestri), si potrebbe pensare che finalmente ricomincia il conteggio dei giorni. Invece no, perché il giudice ha 60 giorni (termine sembra non vincolante) per depositare la sentenza e renderla definitiva. Ricomincia dunque il meccanismo perverso dei giorni che nessuno conta… non il diretto interessato, che da tempo ha smesso di contare … non il personale dell’OPG, per il quale permane lo “stato provvisorio”.

Molti potrebbero controbattere: comprendiamo questo intervento, proviene dai genitori di una persona che dal 26 settembre 2010 è internata a Castiglione delle Stiviere in stato “provvisorio”… come non capire il loro stato d’animo? Ma le cose non stanno così: in realtà, nel tentativo di conservare la residua capacità di contare i giorni, i giorni della nostra vita e di quella di nostro figlio, siamo disponibili a mettere parte del nostro tempo e delle nostre risorse a favore della campagna StopOPG e a sostenere il manifesto Un volto un nome: restituire identità, storia e cittadinanza.

Per ridare dignità e identità a 1500 persone a cui sono state rubate, tra le quali nostro figlio.

Enzo e Mara

StopOPG annuncia la campagna "un volto un nome"

campagn un volto un nomeStopOPG scrive al Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, al Ministro della Salute Renato Balduzzi, alla Ministra della Giustizia Paola Severino e al Presidente Ignazio Marino (Commissione inchiesta sull'efficacia e sull'efficienza del SSN)  per annunciare la  campagna "UN VOLTO UN NOME": per sostenere la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e la "presa in carico" per l'assistenza e la cura delle persone, alternativa all'internamento in OPG.

Nell'occasione, StopOPG ha richiesto un incontro, in particolare sugli impegni assunti per il superamento degli OPG in attuazione dell' Accordo Stato Regioni Enti Locali, del 13 ottobre 2011, dichiarando da subito la piena disponibilità a collaborare, in piena autonomia e nel rispetto dei ruoli istituzionali.

Ora StopOPG procederà con le iniziative della campagna "un volto un nome" anche nelle singole regioni.

Opg, Regioni in ordine sparso.

Solo la Toscana ha centrato l’obiettivo di far uscire il 68% dei “dimettibili”
"Svuotare" gli OPG senza risorse è una chimera.

di Rivellini Gianfranco*

Sole 24 Ore Sanita' di martedì 22 novembre 2011, pagina 16

Il 27 settembre il Senato della Repubblica ha approvato la risoluzione n. 6, relativa agli ospedali psichiatrici giudiziari. Rappresenta il documento politico, sulla scorta dei risultati del lavoro svolto dalla cosiddetta "commissione Marino". Precede di qualche settimana l'accordo della Conferenza unificata, dal titolo «Integrazione agli indirizzi di carattere prioritario di cui all'allegato C del Dpcm 1 aprile 2008». Negli stessi giorni è stata stipulata l'intesa ministero Salute-ministero Giustizia, per la dimissione, entro marzo 2012, di 221 internati, ritenuti non più socialmente pericolosi. Si tratta di nomi e cognomi. Sono stati forniti nel mese di Così nelle diverse Regioni Fonte: Relazione sui dati forniti da Regioni e Pa, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell'accordo in Conferenza unificata, del 26 novembre 2009 ottobre, anche grazie al pressing informale del gruppo di lavoro del senatore Marino. Sono le direzioni sanitarie dei sei Opg italiani ad avere fornito i nomi.

Lodevole l'intento, come lodevole fu la decisione della Conferenza unificata del 26 novembre 2009, quando fu prevista la dimissione di circa 300 soggetti al 31 dicembre 2010. Le Regioni in larga parte hanno lavorato. II risultato è stato solo parzialmente raggiunto. Lo certifica il documento «Relazione sui dati forniti da Regioni e Province autonome, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell'accordo in Conferenza Unificata, del 26 novembre 2009» del settembre 2011. Questo report ha monitorato l'intervento interistituzionale, gennaio 2010-maggio 2011, su 543 «soggetti dimettibili». Risultato: sono stati dimessi 217 soggetti, pari al 39,9% (tabella n. 1).

 


regioni N.totale soggetti valutati (intero periodo) N.soggetti dimessi

dimessi

% sul totale soggetti valutati

N.ricoverati al 26 luglio 2011
Lombardia 48 45 93,75 224
Veneto 77 10 12,99 57
Friuli V.G. 16 6 37,5 7
Liguria 43 10 23,26 39
Emilia R. 20 18 90 62
Toscana 57 39 68,42 50
Umbria 15 7 46,67 7
Marche 25 7 28 12
Abruzzo 49 14 28,57 27
Campania 162 65 40,12 181
Calabria 56 3 5,36 40
TOTALE 543 217 39,96  

 

Fonte: Relazione sui dati forniti da Regioni e Pa, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell’accordo in Conferenza unificata, del 26 novembre 2009

 

 

Alcune Regioni, tra cui la Lombardia e l'Emilia Romagna, hanno dimesso oltre il 90% dei "dimettibili". Ha fatto bene la Toscana con il 68%. Tutte le altre Regioni sono al di sotto del 50%.

Non è dato capire, a questo punto, cosa non ha funzionato. L'analisi è necessaria, altrimenti i 221 soggetti "dimettibili", richiesti dai ministri Palma e Fazio si ridurranno a meno della metà. A parere dello scrivente, che contribuisce da anni al dibattito sul superamento degli Opg, sono mancati sia il coordinamento di bacino, con la regia delle Regioni canofila, sia gli investimenti di natura economica e di natura tecnico-scientifica. In particolare sono mancate le risorse statali e regionali, da investire in percorsi territoriali, esclusivamente dedicati alla cura e riabilitazione di malati mentali che hanno commesso reati.

Qualcosa si è mosso.

La Regione Lombardia, tramite l'azienda ospedaliera di Mantova, ha inaugurato, alla presenza del presidente Fonnigoni, una struttura dedicata (38 posti letto) per le licenze finali esperimento e la libertà vigilata.

La Campania (Dsm Salerno) ha avviato le procedure pubbliche per una comunità dedicata alle donne in esecuzione penale esterna.

La Regione Emilia Romagna ha seguito la strada dell'integrato-ne pubblico-privato per la struttura di Sadurano in Romagna.

La Toscana, oltre alla pionieristica struttura "Le Querce", sembra avviata a replicare l'esperienza in altre Asl del suo territorio.

Va ricordato il Veneto, che nella casa circondariale di Verona, ha allestito (delibera fine 2010) alcuni posti dedicati all'osservazione psichiatrica, con ciò anticipando la recente decisione della Conferenza unificata di predispone in ciascuna Regione italiana almeno un centro psichiatrico dedicato alla gestione dei soggetti che tuttora sono in Opg, pari al 10% circa, senza essere destinatari di Misura di sicurezza (Mds).

Dunque, a guardare la mappa delle esperienze regionali avviate, si capisce anche perché solo poche Regioni abbiano centrato l'obiettivo di dimettere in percentuale significativa i cosiddetti "dimettibili".

Proprio sul concetto di "dimissibilità" è necessaria qualche considerazione. Gli psichiatri che da anni sono operativi nel settore, pochi davvero, sanno che il processo di dimissione dall'Opg è concretamente percorribile a condizione che siano soddisfatti quelli che gli esperti definiscono come indicatori interni e indicatori esterni di pericolosità sociale. Non basta il compenso clinico mantenuto in Opg, non basta una struttura alternativa all'Opg medesimo. Ovvero è necessario che il compenso clinico e comportamentale sia mantenuto in contesto di cura esterno, sulla base di un percorso in prova, da monitorare per non meno di 6-12 mesi. Per questo motivo la percentuale di soggetti a cui viene revocata "tout court" la Mds è trascurabile. Per questo motivo servono strutture esterne dedicate, in grado di gestire questi pazienti, con la necessaria competenza per impedire che ogni trasgressione degli obblighi imposti dal giudice in ambiente esterno si traduca automaticamente in un reingresso in Opg (articoli 231 e 232 Cp). Tanto più vero se si considerano i dati, dai quali si evince che, nonostante il numero totale di soggetti sia in decremento nel 2011 rispetto al 2008, ciò non di meno circa il 30% dei soggetti in Opg è in Mds provvisoria.

Dunque fornire liste di nomi, definiti come "soggetti dimissibili" rappresenta un esercizio culturalmente fragile, per quanto fortemente voluto da quello che oggi sembra essere un vasto "think tank", coagulato intorno al lavoro ineccepibile della commissione Marino.

Si vuole evidenziare che se è vero che gli Opg "carcerari" sono da superare, presto e definitivamente, è necessario tuttavia ragionare realisticamente sugli scenari alternativi. Perché è innegabile che i "folli rei" devono godere dei diritti costituzionalmente rilevanti, quale quello del diritto alle cure, ma ugualmente la società gode del diritto diffuso di pretendere una verifica dell'esito delle cure medesime. La garanzia non sta solo nel luogo di cura più appropriato, nella migliore organizzazione sanitaria possibile, ottimo fine a cui tendere, quanto piuttosto nella verifica, di cui resta garante il giudice, che la cura, il percorso, gli esiti hanno funzionato, al punto che il medesimo cittadino può recuperare la libertà piena e incondizionata dal vincolo giudiziario. La domanda di salute e sicurezza sociale si sposta dunque sulle risorse economiche e culturali da investire, per contemperare il bilanciamento di due interessi costituzionalmente rilevanti.

Altra strada non è percorribile, se non quella di raccogliere l'indicazione della risoluzione del Senato, 27 settembre, nella quale si invitano le istituzioni competenti «a stipulare convenzioni con le Regioni sede di Opg, al fine di individuare strutture idonee ove realizzare una gestione interamente sanitaria dei ricoverati, secondo le esperienze rappresentate da Castiglione delle Stiviere e dalle strutture e dalle comunità assistenziali esterne agli Opg». Significa, per le Regioni sede di Opg, riconvertire un piccolo ospedale e/o un residuo manicomiale, e/o un istituto penale in dismissione, per organizzare strutture esclusivamente sanitarie, ove realizzare le Mds detentive, sul modello di Castiglione. Nulla di nuovo nel panorama europeo. Nulla di nuovo, se non dare rapidamente avvio alla cosiddetta fase M dell'allegato C del Dpcm 1 aprile 2008, anche con l'implementazione di comunità specifiche per le Mds esterne, territoriali, almeno nelle Regioni con un carico di internati superiori alle 50 unità, vale a dire Piemonte, Veneto, Lazio e Puglia.


  Residenti 18-100 anni (2009 istat) Internati Opg 26 luglio 2011 Quoziente internati su 100.000 residenti 2011
  Bacino Castiglione
Lombardia 8.122.423 245 3,0
Piemonte 3.758.685 69 1,8
Valle d'Aosta 106.462 4 3,8
Totale bacino 11.987.570 318 2,7
   

Bacino Reggio Emilia

Emilia R. 3.669.816 68 1,9
Friuli V.G. 1.048.914 9 0,9
Trentino A.A. 823.439 10 1,2
Veneto 4.063.041 64 1,6
Totale bacino 9.605.210 151 1,6
   

Bacino Montelupo

Liguria 1.393.874 43 3,1
Sardegna 1.415.070 31 2,2
Toscana 3.153.495 55 1,7
Umbria 757.177 8 1,1
Totale bacino 6.719.616 137 2,0
   

Bacino Aversa-Napoli

Abruzzo 1.120.418 28 2,5
Campania 4.614.689 185 4,0
Lazio 4.679.760 108 2,3
Molise 269.862 6 2,2
Totale bacino 10.684.729 327 3,1
   

Bacino Barcellona

Basilicata 489.690 2 0,4
Calabria 1.646.024 40 2,4
Puglia 3.320.889 51 1,5
Sicilia 4.073.017 159 3,9
Totale bacino 9.529.620 252 2,6

 

Fonte: elaborazione Gianfranco Rivellini su relazione sui dati forniti da Regioni e Province autonome, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell’accordo in Conferenza unificata, del 26 novembre 2009

 

Anche se non in modo chiaro, il lavoro licenziato a ottobre dalla Conferenza unificata sembra orientato in questa direzione, nella sezione "Coordinamento dei bacini macroregionali di afferenza degli Opg". Tale lavoro di regia e coordinamento è decisivo, come si evidenzia nella tabella relativa alla distribuzione di internati per bacino. II raffronto di densità demografica di bacino, numero di internati di bacino e quoziente standardizzato a centomila residenti maggiorenni, evidenzia notevoli disomogeneità, che non hanno finora trovato soluzioni a distanza di quasi 4 anni dalla riforma del 2008. II bacino lombardo-piemontese (circa 12 milioni di abitanti) esprime al luglio 2011 un quoziente, misura di prevalenza, pari a 2,7, mentre il bacino afferente alla Toscana, con il 40% della densità demografica, esprime un quoziente pari a 2. In sostanza non vi è correlazione tra densità demografica e quoziente di internamento relativo ai 5 bacini, fondamentalmente perché le Regioni sono andate a velocità diverse nel predispone piani di recupero dei loro cittadini residenti, con ciò anche contribuendo al sovraffollamento dell'Opg lombardo e di quello siciliano. Questi i numeri, queste le riflessioni sui numeri. Un auspicio e un richiamo ai decisori, nazionali e regionali. Meno "think tank" e più scientificità.

 

* Psichiatra, Criminologo clinico Centro Studi e ricerche - Sindacato medici italiani

Torino 21 Novembre 2011. Iniziativa: StopOPG: dall'internamento all'integrazione


 

… “Un giorno successe una cosa meravigliosa in manicomio: ci apersero i cancelli, ci dissero che finalmente potevamo uscire. Dio! cosa successe dentro l’anima nostra. Fu uno sciamare di vestaglie azzurre verso l’alba. E mi venne in mente, anzi ebbi la visione di santa Teresina che amava definirsi “piccola rondine di Dio”. In quel giorno scesi in giardino di corsa. Mi inginocchiai davanti a un pezzetto di terra e mi bevvi quel terriccio con una fame primordiale. Fu un giorno grande, il giorno della nostra prima resurrezione. Da quel giorno cominciammo a vestirci, a pettinarci, a curare il nostro aspetto, perché fuori c’erano gli uomini. Ma, soprattutto, c’era il sole, questo grande investigatore che vede oltre, oltre anche i nostri corpi. E le nostre anime dovevano per forza diventare belle”

(Da: Alda Merini: L’altra verità -Diario di una diversa)


 

 

Il documentario realizzato nell’ambito dell’indagine sulla salute mentale svolta dalla Commissione di inchiesta presieduta dal senatore Ignazio Marino, ha portato sugli schermi televisivi immagini di degrado e di sofferenza che hanno sconvolto molte coscienze e  acceso i riflettori sulla realtà degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
È un mondo in cui, in condizioni spesso lesive della dignità umana, sono ristretti 1500 cittadini con disturbo mentale autori di reato (che potrebbero commetterne di nuovi e pertanto ritenuti socialmente pericolosi). È un mondo che tuttavia ha sempre sofferto di una rimozione culturale perfino più accentuata rispetto a quella che caratterizza il più vasto universo carcerario.
A parte gli operatori del settore, i soggetti e le realtà associative tradizionalmente attente ai temi dei diritti e della salute mentale,  pochi sanno  che negli Opg sono ristrette anche persone che hanno compiuto reati minori, e che  la loro  permanenza spesso si prolunga molto tempo dopo il venir meno delle esigenze di salute e di sicurezza, solo perché mancano sul territorio strutture di accoglienza e  non sussistono i presupposti per un reinserimento.
Gran parte della società civile ignora che le sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e 2004  si sono pronunciate per la possibilità di trattamenti alternativi all’Opg in ogni fase  e che il DPCM  del 1 Aprile 2008, indicando le modalità e i criteri per il trasferimento dell’assistenza sanitaria in carcere dal Ministero della Giustizia  al Ministero della Salute, ha definito le linee di indirizzo per  un progressivo superamento e la chiusura degli Opg.
Il  graduale percorso, da realizzare con un sistema  territoriale di servizi e di presidi, è certo delicato e complesso, e chiama in causa i diversi livelli delle Istituzioni e  le  sofferenti politiche sociosanitarie dei territori.
A tre anni di distanza  dalla Legge, esso appare ancora tutto in salita, e risente in maniera ancora più accentuata del ritardo che caratterizza la piena attuazione della riforma sanitaria in ambito penitenziario.
Eppure costituisce un  obiettivo ormai indifferibile, per porre fine alle condizioni di degrado in cui vivono molti dei nostri concittadini, impossibilitati a far valere diritti costituzionalmente garantiti.
Ispirata dall’art. 32 della Costituzione ”la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, la campagna Stop Opg, tramite una vasta serie di iniziative, ha coniugato un importante impegno di sensibilizzazione e di denuncia  con  una piattaforma programmatica che coinvolge i diversi livelli della politica, la Magistratura di Sorveglianza, le Aziende sanitarie locali e Dipartimenti di Salute Mentale.
Il Forum per il diritto alla salute dei detenuti, la Fp-Cgil, la CGIL, che da anni combattono per un’assistenza sanitaria ai detenuti e internati coerente al dettato costituzionale e hanno avuto un ruolo determinante nel percorso riformatore della medicina penitenziaria, sono, con il Forum Salute Mentale e altre importanti realtà associative, promotori della campagna.
Una campagna che intende intensificare gli sforzi, dopo la recente  risoluzione proposta dalla Commissione di inchiesta e approvata all’unanimità dal Senato, che impegna il Governo a una riforma del sistema della “detenzione” psichiatrica negli Ospedali psichiatrici giudiziari e alla loro chiusura.
La prevista realizzazione di strutture intermedie, e il miglioramento della vita all’’interno degli Opg, sono momenti importanti di un processo che deve avere comunque come obiettivo finale, e non ulteriormente procrastinabile, il superamento  definitivo di una realtà obsoleta e un  nuovo impianto legislativo.
Per questo è importante mantenere alta l’attenzione sui percorsi che ogni regione è tenuta a compiere per definire progetti di cura e di reinserimento riguardo ai propri cittadini ancora internati nei 6 Opg dislocati sul territorio nazionale.
L’iniziativa del 21 novembre, promossa dal Forum piemontese per il diritto alla salute dei detenuti, dalla Fp-Cgil Piemonte e dalla Cgil Piemonte, rinnova il periodico appuntamento con operatori, politici, amministratori, cittadini a vario titolo coinvolti e interessati al delicato tema della salute delle persone private della libertà.
L’obiettivo, stavolta, è di  realizzare un’occasione di  sensibilizzazione e approfondimento per la cittadinanza sul superamento degli Opg (particolarmente necessaria in una regione che non è sede di Ospedale Psichiatrico Giudiziario) di fare il punto sul percorso regionale  avviato dall’apposita Commissione, di verificare criticità, risorse e potenzialità del territorio in merito all’ importante sfida che siamo tenuti a cogliere.
Perché tale ci piace considerarla.  Il cammino che abbiamo intrapreso non deve costituire solo un insieme di doverosi adempimenti, ma può essere l’occasione  per fare chiarezza su progettualità e competenze in campo di riabilitazione psichiatrica, per creare o riannodare la filiera di servizi e presidi che  possano concretamente rendere la comunità civile di riferimento del paziente il luogo di cura individuato dalla legge Basaglia, per ridare al territorio un ruolo protagonista non solo nella prevenzione secondaria e terziaria, ma anche   nella promozione dell’educazione sanitaria.
Combattere una doverosa battaglia che apparentemente riguarda solo i diritti di una fragile e minoritaria parte dei cittadini può rivelarsi in realtà una grande opportunità di crescita per il complessivo progetto di salute mentale della nostra regione.

 

Forum Piemontese diritto alla salute dei detenuti
Anna Donata Greco

CGIL Piemonte - Segreteria Generale
Alberto Tomasso

FP CGIL Piemonte - Segreteria Generale
Gianni Esposito

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