OPG superamento

Seminario "La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari: rischi e opportunità".

 

Alleghiamo il programma del seminario "La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari: rischi e opportunità"

L'evento organizzato dalla Fondazione Franco e Franca Basaglia, dalla Scuola di dottorato in Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Sassari e dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Il seminario si terrà giovedì 22 marzo prossimo, presso l'Aula Blu del Centro didattico Quadrilatero, Facoltà di Scienze Politiche, viale Mancini, dalle ore 15 alle 18.30, e si aprirà con un estratto del filmato d'inchiesta sugli ospedali psichiatrici giudiziari realizzato dalla commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale del Senato  della Repubblica.

Nel corso del pomeriggio verrà inoltre presentato il film di Enrico Pitzianti "Roba da matti" che sarà proiettato la sera del 22 marzo alle ore 21 al cinema Moderno.


 

StopOPG regionale Lazio: lettera alla Presidente della Regione, alla Commissione Consiglio Regionale e ai Direttori dei DSM

Il Comitato regionale StopOPG del Lazio scrive
alla Presidente Regione Lazio, On. Renata Polverini
alla Presidente Commissione Sanità della Regione Lazio, On. Alessandra Mandarelli
ai Direttori dei DSM delle ASL RmA, RmB, RmC, RmD, RmE, RmF,RmG, RmH, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo

Opg; chiuderne sei… ma per aprirne quanti?

di Maria Grazia Giannichedda

da Il Manifesto, 17 febbraio 2012

Non sono paragonabili il provvedimento che chiude i sei Opg e la Legge 180 che chiuse, nel 1978, gli ospedali psichiatrici civili. Per discutere seriamente del provvedimento sugli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) approvato col decreto carceri, è necessario spazzare via il trionfalismo con cui diversi quotidiani e notiziari lo hanno annunciato, facendo confusione su un punto cruciale: è vero che il decreto dispone la chiusura, entro marzo del prossimo anno, dei sei Opg attualmente in funzione; ma non è affatto vero che con questo provvedimento l’ospedale psichiatrico giudiziario viene abolito o soppresso o superato che dir si voglia.
La differenza è tutt’altro che sottile. L’Opg non è solo un luogo, è un dispositivo solidamente ancorato al codice penale che ne definisce l’oggetto (l’infermo di mente autore di reato o il condannato che diventa infermo di mente), la forma (misura di sicurezza) e le funzioni (cura e custodia).
E poiché il codice penale non si modifica per decreto tutto questo resta immutato. La differenza è che tra un anno potremmo non avere più poche grandi strutture dipendenti dal sistema penitenziario e con personale prevalentemente di custodia (i sei Opg) ma numerose strutture più piccole, dislocate nelle regioni, dipendenti dal servizio sanitario nazionale e con personale prevalentemente sanitario.
Queste nuove strutture avranno però, sia chiaro, il medesimo compito dei vecchi Opg, ovvero assicurare cura e custodia in esecuzione della misura di sicurezza disposta dal magistrato. Questo è il punto, la ragione per cui non è corretto affermare, cosa che anche il decreto fa, che si dispone il “definitivo superamento degli Opg”: si dispone la definitiva chiusura di quelli esistenti, ma non si abolisce affatto l’istituzione, cioè la misura di sicurezza psichiatrica.
Certo, il decreto affida al servizio sanitario le nuove strutture e dispone che vi sia all’esterno, se serve, una “attività perimetrale di sicurezza e vigilanza”. Ma questo escamotage, che sembra assegnare ai medici la cura e alle guardie la custodia, basterà a evitare porte chiuse, finestre blindate, telecamere a circuito chiuso, letti di contenzione, abuso di psicofarmaci, insomma tutti quei mezzi della cura/custodia che la psichiatria ha ereditato dall’era manicomiale?
Difficile crederlo. Nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura che stanno negli ospedali generali non si è mai smesso di usarli questi mezzi, e lo si fa sempre di più in questi tempi di vacche magre: lo dicono le ricerche e i casi di persone morte nei letti di contenzione come Casu a Cagliari e Mastrogiovanni a Salerno, per citare i due più noti arrivati in tribunale. E se questo succede in strutture dove la legittimità della custodia è assai dubbia grazie alla Legge 180, come potrà non succedere in strutture che per legge devono amministrare una misura di sicurezza?
Nessuna vicinanza dunque tra questo provvedimento che chiude i sei Opg e la Legge 180 che chiuse nel 1978 gli ospedali psichiatrici civili: quella riforma non si limitava alla chiusura degli ospedali ma ridefiniva lo statuto del malato di mente e i limiti del trattamento psichiatrico. La riforma dei codici penale e di procedura penale, che sola potrebbe davvero superare l’Opg, bisognerà invece aspettarla ancora, sperando che il nuovo provvedimento, e soprattutto il trionfalismo che lo ha accompagnato, non offrano l’ennesima scusa per rinviarla.
Questo è infatti uno dei due pericoli su cui occorre vigilare, mentre l’altro è che questo decreto possa essere usato, dalle politiche psichiatriche e penitenziarie, per dare nuova legittimazione alla misura di sicurezza psichiatrica, e per promuovere e allargare il suo uso, magari ai tanti destabilizzati dal degrado delle carceri, oppure ai migranti senza riparo che finiscono nei servizi psichiatrici (sono soprattutto gli ingressi di detenuti e migranti che hanno fatto crescere negli ultimi due anni le presenze in Opg).
Negli ultimi trent’anni invece l’uso di questa misura era stato contenuto, per cattive e buone ragioni, e nei sei Opg non vi erano mai stati più di un migliaio di internati in tutto contro i circa 1.500 attuali. Le cattive ragioni erano legate all’annoso degrado delle strutture, che fungeva da deterrente all’applicazione di questa misura; le buone ragioni erano da un lato il progressivo miglioramento nell’offerta di servizi di salute mentale e dall’altro l’egregio lavoro della Corte Costituzionale, che con una ventina di sentenze ha aperto importantissime brecce nel muro della misura di sicurezza, intervenendo sia sui percorsi di ingresso in Opg che su quelli di uscita.
Due esempi, giusto per rendere l’idea. Due sentenze, la n. 253 del 2003 e la n. 367 del 2004, consentono al giudice di adottare, in luogo del ricovero in Opg, una diversa misura di sicurezza prevista dalla legge, come gli arresti domiciliari in una struttura sanitaria normale, cioè non dedicata alle persone in misura di sicurezza, mentre una vecchia sentenza, la n.110 del 1975, aveva già stabilito la possibilità di revocare la misura di sicurezza prima del tempo minimo stabilito dalla legge. Se questa e altre possibilità offerte dalle sentenze della Corte fossero utilizzate dai dipartimenti di salute mentale, dai magistrati inquirenti e da quelli di sorveglianza, dagli istituti penitenziari - e questo accade ma troppo poco - le presenze in Opg si ridurrebbero a un terzo.
Qualche anno fa, durante uno dei ciclici momenti di attenzione politica verso gli Opg, proprio su questo si era concentrata la discussione, sulla possibilità di svuotare gli Opg controllandone i canali di alimentazione. Su come si arriva in opg e sul perché è così difficile uscirne anche quando la legge lo consentirebbe, chi scrive aveva fatto all’epoca un’inchiesta (il manifesto 22 agosto e 3 settembre 2007) che mostrava come si trattasse di un problema squisitamente di “policy”, di governo cioè, di guida delle istituzioni pubbliche, per indicare loro dove andare, e come.
Alcuni gesti di governo poi ci sono stati, il più importante è stato il decreto che organizzava il trasferimento al servizio sanitario nazionale delle funzioni e risorse della sanità penitenziaria (Dpcm 1 aprile 2008 ), con il quale è cresciuta ancora la potenza di mezzi della macchina che potrebbe prosciugare gli Opg e aiutarci a capire a chi e perché e a quanti serve una misura di sicurezza psichiatrica. Ma nessuno si è messo alla guida di questa macchina che, come al solito, è entrata in funzione solo in alcune realtà locali, che hanno dimostrato che funziona, cioè che è possibile non inviare persone in Opg e far rientrare dentro una vita accettabile chi vi è finito.
Nel frattempo sono arrivate le ispezioni del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti, la campagna per l’abolizione dell’Opg promossa da un ampio cartello di associazioni nazionali (www.stopopg.it), la denuncia autorevole della Commissione di inchiesta presieduta dal senatore Marino.
Tutto questo poteva essere diretto verso l’applicazione della “riforma strisciante” realizzata dalla Corte Costituzionale, e verso la moltiplicazione delle esperienze che hanno mostrato di funzionare. E invece è arrivato l’emendamento che chiude i sei Opg consegnando alle regioni 120 milioni di euro per il 2012 e i 60 per il 2013 (ma saranno poi veri?) per la realizzazione e la riconversione delle strutture, e 36 milioni per gli oneri di gestione del primo anno. Come si potrà evitare che si moltiplichino gli Opg? 

Emilia Romagna, il comitato StopOPG ascoltato in udienza conoscitiva in assemblea legislativa: “no ai mini-opg, il Governo eroghi i fondi"

Il Comitato “stopOPG” è stata ascoltato il 21 febbraio scorso  dalla commissione “Politiche per la salute e politiche sociali” dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna.

Oltre a Gianluca Borghi, del comitato regionale, era presente Stefano Cecconi di stopOpg nazionale.

E’ stata segnalata l’urgenza di una legge che abolisca gli articoli del codice penale sull’imputabilità del malato di mente autore di reato per abolire alla radice gli Opg.

Quindi sono state illustrate le proposte che stopOpg ha avanzato al Governo e alla Conferenza delle Regioni: erogare immediatamente alle Regioni i finanziamenti previsti dalla legge “emergenza carceri”: 38 milioni per il 2012 e 55 milioni per il 2013, per finanziare progetti terapeutici-riabilitativi individualizzati (Ptri).

Utilizzando questi budget individualizzati di cura, i Dipartimenti di Salute mentale potranno ("dovranno") prendere in carico, attraverso le strutture e i servizi già oggi presenti e disponibili, i soggetti da dimettere dagli Opg, stabilendo criteri, vincoli e tempistiche certe, di concerto con le Regioni.

Infine è stata espressa forte preoccupazione per “l’effetto paradosso” che potrebbe avere il decreto sulle carceri approvato in via definitiva in questi giorni, qualora l’auspicata chiusura dei sei attuali Opg in Italia (uno è a Reggio Emilia: 224 presenze, di cui solo 44 provenienti dall’Emilia-Romagna) trovasse soluzione con la messa a punto di nuove strutture regionalizzate per i folli-rei (“mini Opg”) e con il mero trasferimento in queste di gran parte degli internati delle singole regioni, senza attivare da parte dei Dipartimenti di Salute mentale percorsi di presa in carico individualizzati.

Attenzione e condivisione sull’iniziativa del Comitato STOP OPG è venuta dai consiglieri che sono intervenuti: Andrea Pollastri (Pdl), Franco Grillini (Idv), Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Monica Donini (Fds), Marco Barbieri, Marco Carini e Palma Costi (Pd).

Report dell'incontro tra stopOPG e il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani

27.2.2012
Incontro tra StopOPG e il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani.

Si è svolto oggi, come previsto, l’incontro tra il Comitato nazionale di stopOPG e il Presidente Vasco Errani. Per stopOPG erano presenti Stefano Cecconi, Luigi Benevelli, Pierluigi Borghi, Francesca Moccia.

Abbiamo illustrato la nostra campagna “un volto un nome” promossa in tutte le regioni e chiesto l’apertura di un confronto sul percorso per il superamento (e l’abolizione) degli OPG. Confronto tanto più necessario dopo l’approvazione, nella recente Legge 9/2012 sull’”emergenza carceri”, dell’articolo 3 ter sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

In particolare, abbiamo ribadito la preoccupazione che l’effetto della nuova legge, anziché dare completa attuazione alle norme per il superamento degli OPG (dal Dpcm del 2008 all’ultimo Accordo in Conferenza Unificata del 13.10.2011 e alle sentenze della Corte Costituzionale), si riduca alla creazione di “mini OPG” in ciascuna regione. Perciò abbiamo manifestato la necessità di concentrare gli sforzi - e i finanziamenti - affinché i Dipartimenti di Salute Mentale presentino i Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali, così da permettere l’effettiva costruzione di percorsi alternativi agli OPG per tutte le persone internate. E ciò, a maggior ragione in presenza dell’attuale legislazione, per evitare che la Magistratura continui a disporre misure di sicurezza prevalentemente in OPG (vecchi o nuovi che siano).

Il Presidente Errani ha confermato che la Conferenza delle Regioni ha richiesto uno specifico incontro al Governo proprio in seguito all’approvazione della legge (n.d.r. che fissa un calendario di impegni e stanziamenti non congrui). Infine, ed è un fatto certamente positivo, si  è convenuto necessario e utile proseguire il confronto.

p. StopOPG
Stefano Cecconi

Si è costituito il Comitato Regionale StopOPG Lombardia

Costituzione in Lombardia del Comitato promotore Stopopg per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (opg) e l’assistenza di tutte le persone internate a cura dei Dipartimenti di salute mentale di riferimento

 

In forza del Codice penale in vigore, una persona che abbia compiuto un reato e riceva una diagnosi psichiatrica non viene processata ma sottoposta a misura di sicurezza in quanto giudicata socialmente pericolosa; pertanto non viene giudicata per il reato che ha compiuto e, invece di essere ristretta in carcere, è internata in un ospedale psichiatrico giudiziario dove è trattenuta fino a che non sarà ritenuta cessata la “pericolosità sociale”, con una visione pessimistica, cupa del disturbo mentale secondo cui non ci sarebbe speranza di guarigione e comunque di riprendere in mano la propria vita. Sappiamo che la fine vera degli opg e della cosiddetta misura di sicurezza passa attraverso la riforma del Codice penale; tuttavia è possibile, urgente e doveroso compiere azioni finalizzate a restituire salute, dignità e speranza alle persone internate, anche a legislazione invariata.

 

Il Parlamento italiano ha approvato nelle scorse settimane la norma che prevede la chiusura dei 6 ospedali psichiatrici giudiziari (opg) italiani attualmente in funzione (Aversa,  Barcellona Pozzo di Gotto, Castiglione delle Stiviere, Montelupo Fiorentino, Napoli, Reggio Emilia) e ha stabilito nel 31 marzo 2013 la data entro cui ciascuna Regione dovrà accogliere i propri pazienti internati negli opg in strutture residenziali non-ospedaliere di piccole dimensioni. La normativa afferma che in ciascuna Regione, nelle nuove strutture affidate ai servizi sanitari, quindi ai Dipartimenti di salute mentale, opererà solo personale sanitario; stabilisce inoltre che è possibile la sorveglianza esterna quando lo richiedano le condizioni delle persone internate. È prevista la deroga ai vincoli di bilancio delle regioni per l’assunzione di personale qualificato e sono messe a disposizione risorse economiche per l’attivazione delle strutture.

 

Entro gli inizi del 2013 anche la Regione Lombardia dovrà arrivare a gestire nei Dipartimenti di salute mentale le proprie cittadine e i propri cittadini pazienti con diagnosi psichiatrica autori di reato.

 

Questo passaggio è di grande significato e importanza, anche se non ci si deve nascondere che il cammino sarà irto di difficoltà, resistenze, allarmismi della “società della paura”.

 

La costituzione del Comitato promotore di Stopopg consente di lanciare anche in Lombardia la campagna per dare Un nome, un volto alle persone lombarde, donne e uomini, internate negli opg italiani, per restituire a ciascuna di loro cittadinanza e dignità. Esprimiamo la preoccupazione che le strutture residenziali previste in sostituzione dei vecchi opg finiscano per riprodurre situazioni simili agli ospedali psichiatrici e che le persone restino internate, in strutture certo meno fatiscenti ma pur sempre in luoghi di internamento. Mentre l'alternativa all'opg, com’è stato ed è per i manicomi, è offrire ad ogni persona un percorso di cura, di assistenza e di inclusione sociale nel territorio, e non solo un ricovero in strutture, che finisce per escludere e recludere. 

Per queste ragioni sollecitiamo la Regione Lombardia  a impiegare i finanziamenti previsti a sostegno dei progetti terapeutici riabilitativi individualizzati a favore degli attuali internati negli opg, in modo tale che i Dipartimenti di salute mentale competenti per territorio di residenza dei cittadini possano prendere in carico, attraverso le strutture e i servizi già oggi presenti e disponibili, le persone dimesse dagli opg.

 

In considerazione di tutto ciò i rappresentanti di:

 

·  Campagna salute mentale

·  Forum salute mentale lombardo

·  Unione regionale delle associazioni per la salute mentale

·  CGIL Lombardia

·  Funzione Pubblica CGIL Lombardia

 

 

in accordo con l' Unione nazionale, costituiscono oggi, 27 febbraio 2012,

il COMITATO REGIONALE LOMBARDO STOPOPG.

 

Il Comitato costitutivo è convocato il 14 marzo 2012 alle ore 10 presso la sede FP CGIL Lombardia, (Milano, viale Monte Nero 17, 2° piano) ed è aperto alle associazione e alle realtà territoriali.

 

Milano, 27 febbraio 2012

LEGGE 17 febbraio 2012, n. 9

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri. (GU n. 42 del 20-2-2012): Art. 3-ter.  (Disposizioni  per  il  definitivo  superamento  degli ospedali  psichiatrici  giudiziari).

OPG: dieci domande sulla nuova legge.

di Franco Rotelli

OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI
DIECI DOMANDE SULLA NUOVA LEGGE

A proposito di diritti universali

1. Qual è la proposta d’immediata e possibile applicazione per far cessare l'abuso della proroga della misura di sicurezza che, con il falso concetto di pericolosità sociale e d’incapacità totale di intendere e volere, costituisce il pilastro dell'attuale e scandalosa realtà?

A proposito di crisi economica, buon uso delle risorse e regole della pubblica amministrazione
2. La proposta di legge prevede 120milioni di euro per il 2012 per la costruzione di strutture sostitutive agli attuali OPG: è realmente fattibile?
3. Se davvero si volessero fare queste strutture e prendiamo atto dei tempi medi di costruzione o ristrutturazione (progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, indizione e aggiudicazione di gare di appalto, ecc.), il nostro sistema pubblico arriverà a realizzarle in almeno cinque anni: nel frattempo che cosa si pensa di fare? Forse l'avvalimento di strutture private? e, in questo caso: in affitto solo quanto alla logistica o in gestione appaltata ‘global service’, criminologo incluso?
4. La legge prevede inoltre, sempre per il 2012, 36milioni per la gestione di queste strutture: dove e a chi andranno quindi questi soldi?

A proposito di normative d’applicazione e rispetto di diritti riconosciuti dalle leggi italiane vigenti
5. Il Ministero della Salute dovrà stabilire i requisiti per le nuove strutture: ci saranno vetri antiproiettili, telecamere ovunque, strumenti di contenzione, porte blindate, recinzioni esterne oppure qualcosa di tutto ciò sarà espressamente vietato?
6. Come saranno queste strutture: da 20 letti, come proposto inizialmente, o da 40 come dichiarato successivamente oppure “all'italiana”?
7. Supponendo che si tratti di strutture da 40 letti: quante se ne prevedono in tutta Italia? 20, 40, 80?
8. L'internato è in misura di sicurezza detentiva: chi risponde se scappa?
9. Le strutture previste sono definite "sanitarie": da chi dipenderanno?
Se dipenderanno dall’amministrazione penitenziaria: quale normativa impedirà che accolgano anche i "periziandi", i "detenuti in osservazione", i “soggetti disturbatori", i borderline, tossicodipendenti, ecc., come da manicomiale memoria?
Se dipenderanno dal sistema sanitario/Dipartimenti di Salute Mentale: quale normativa impedirà l’invio di "infermi di mente resistenti alle cure" o recidivi di piccoli reati o semplicemente in TSO? ...sempre da manicomiale memoria.

A proposito di logica e di buon governo
10. Non si chiameranno più OPG ma non si sa qual è il nome di queste strutture. Se non è rimossa nemmeno una delle cause dell’attuale situazione: perché il rimedio dovrebbe essere credibile?

E' evidente che ci auguriamo che i rilevanti stanziamenti iscritti in legge (domande 2, 3 e 4) siano immediatamente utilizzati a coprire budget individuali – gestiti dai DSM – finalizzati alla dimissione, riabilitazione e re-inclusione nei territori di origine delle persone attualmente internate.
Se poi questi interventi fossero coordinati da un apposito ufficio, nel corso dei diciotto mesi previsti dalla proposta di legge per il superamento degli attuali OPG probabilmente si scoprirebbe che non c’è un gran bisogno di “mini-opg”; e se nel frattempo si ponessero correttivi ai codici (penale e di procedura penale) si scoprirebbe, infine, che dei nuovi mini-opg non c’è alcun bisogno.

L'Unità del 13 febbraio 2012.

RASSEGNA STAMPA

L'Unita del 13 febbraio 2012 pubblica:

l'intervista al Senatore Ignazio Marino dal titolo "Nessun internato sarà più torturato. Chiudere gli OPG è sacrosanto."

L'articolo di Toni Jop "Giustizia: psichiatri in Rete contro la legge che chiude i manicomi" con l'intervista a Franco Rotelli

"Ringraziamento, Precisazione, Auspicio".

Sabato 11 febbraio 2012

Lettera a "la Repubblica" di Stefano Cecconi e Fabrizio Rossetti

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